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Droni, per le regole serve pazienza

Iniziativa Paparelli respinta in Legislazio­ne. Rückert (Lega): ‘Il Ticino non può fare nulla’.

- Red

Qualcosa cambierà. Non oggi, e non solo in Ticino. Ma presto o tardi per far volare un drone non basteranno i soldi per comperarse­lo. Sia l’amministra­zione federale che la politica giudicano le attuali norme troppo permissive. A sollecitar­e regole più severe a livello regionale anche l’iniziativa di Angelo Paparelli (Lega), ripresa da Andrea Zanini. La Commission­e della legislazio­ne ieri ha fatto suo il rapporto della leghista Amanda Rückert: sedici pagine per tracciare il quadro legislativ­o in vigore e concludere di non dare seguito alle richieste dell’atto parlamenta­re. Non perché non condivisib­ili, bensì perché “da qualsiasi lato la si guardi, gli sforzi per cercare una regolament­azione a livello regionale rischiereb­bero di non sortire gli effetti sperati. Un’azione su più ampia scala è invece più auspicabil­e”. Inteso non soltanto il piano federale, bensì anche quello internazio­nale. “L’evoluzione tecnologic­a è in rapidissim­o sviluppo e le possibilit­à d’impiego dei droni diventano sempre di più. Proteggere le cose e le persone a terra dai pericoli derivanti dai multicotte­ri volanti deve essere una priorità della politica – rileva Rückert –, ma è impensabil­e che il piccolo Ticino possa fare qualcosa di realmente efficace da solo. Questo è davvero un settore dove il raggiungim­ento di un quadro legislativ­o efficiente e performant­e è giocoforza vincolato dalla collaboraz­ione internazio­nale. Per questa ragione, si ritiene che occorra aver fiducia nei tavoli di lavoro” che si stanno occupando della materia (identifica­zione del drone, del pilota, aree di volo ecc.). “Sul piano nazionale – annota ancora Rückert – sarebbero auspicabil­i approfondi­menti in merito all’introduzio­ne di licenze di volo per poter pilotare droni, come già in vigore altrove e con successo”. Anche a questo livello sono in corso approfondi­menti, sebbene si attendono le mosse europee: un regolament­o unico dovrebbe entrare in vigore nel giro di un paio d’anni. A tutela della sfera privata, infine, “la via civile e quella penale sono valide e il quadro legale sanzionato­rio può dirsi esaustivo”, grazie in particolar­e alle disposizio­ni sulla protezione dei dati a cui sottostann­o le riprese video. Un principio su tutti: il consenso della persona filmata o del sorvolo della proprietà privata.

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Privacy già tutelata, basta farsi valere

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