La nuova sfida di Barcellona
Madrid – Sarà ancora Carles Puigdemont il presidente della Generalitat catalana. Le liste indipendentiste che hanno la maggioranza dei seggi nell’assemblea regionale si sono accordate ieri per confermarne l’elezione. Preannunciando di fatto un nuovo blocco dell’attività legislativa a Barcellona, e un nuovo conflitto politico e istituzionale con Madrid. Puigdemont, come è noto, è ancora in Belgio, dove ha cercato riparo all’indomani della dichiarazione di indipendenza della Catalogna, costata il carcere agli altri dirigenti separatisti che non sono fuggiti. Restando a Bruxelles, secondo la Costituzione, non potrà essere eletto; se rientrerà in Spagna (la chiami pure Catalogna) verrà arrestato. Ad attenderlo c’è già un Partito popolare del premier Rajoy deciso a impedire che Puigdemont assuma la carica. Il nuovo Parlamento catalano si riunirà per la prima volta il 17 gennaio. Un portavoce di Junts per Catalunya – la formazione di centro-destra di Puigdemont – ha detto che l’ex presidente si è assicurato il sostegno dei repubblicani separatisti dell’Erc. Appoggio che gli garantirebbe l’elezione, se solo Puigdemont potesse tornare in patria e sedere di nuovo in Parlamento. Il Pp ha anticipato che intende conoscere il contenuto dell’accordo tra Puigdemont ed i repubblicani dell’Erc, per decidere le prossime mosse. Secondo il quotidiano ‘La Vanguardia’ l’ipotesi è un ricorso per incostituzionalità da parte del governo o di un gruppo politico. Puigdemont sarebbe intenzionato a intervenire in video alla seduta iniziale del Parlament, o a far leggere il suo discorso da un deputato, per presentare la propria candidatura. Ma si tratterebbe di una violazione delle stesse leggi catalane, secondo cui la presenza del candidato è necessaria per esporre il suo programma ed essere votato.