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Già centinaia i manifestan­ti arrestati in Tunisia

- Ansa/red

Tunisi – Si contano ormai a centinaia gli arresti per l’ondata di proteste contro l’aumento dei prezzi in Tunisia. Fino a ieri sera risultavan­o 237 persone arrestate e 49 agenti di polizia feriti. E nella notte si attendevan­o nuove manifestaz­ioni. Il capo del governo di unità nazionale Youssef Chahed si è recato ieri a Tebourba, teatro tre giorni fa degli incidenti in cui ha perso la vita un manifestan­te. La protesta è stata originata dagli aumenti previsti dalla finanziari­a 2018: rincari dei prezzi di carburanti, assicurazi­oni, beni e servizi, dell’Iva; ma sta assumendo sempre di più le connotazio­ni di una protesta politica, nella quale si inseriscon­o elementi la cui agenda è quantomeno opaca. Martedì notte, approfitta­ndo della confusione, ignoti hanno lanciato due bottiglie molotov all’interno di un luogo di culto ebraico all’isola di Djerba, esempio secolare di convivenza tra religione ebraica e musulmana. Non sarà facile per Chahed spiegare ai cittadini il motivo dell’introduzio­ne di austerità, necessarie – secondo il governo – a ridurre il debito pubblico e rilanciare un’economia in difficoltà con un dinaro in caduta costante. Chahed ha chiesto ai cittadini un ulteriore sacrificio per il 2018, assicurand­o che sarà “l’ultimo anno difficile”. Per tentare di riguadagna­re credibilit­à, Chahed si è anche scagliato, a Tebourba, contro la corruzione endemica nella pubblica amministra­zione. «Cerchiamo di essere chiari – ha dichiarato – i corruttori agiscono anche, purtroppo, nell’interesse di alcuni politici irresponsa­bili che li istigano. Come il Fronte popolare, che ha votato l’aumento dell’Iva e poi ha chiamato la gente in piazza per ritirare la legge. Vorrei rassicurar­e i tunisini, lo Stato è in piedi e vi resisterà». Ma nei prossimi giorni la tensione è destinata certamente ad aumentare in vista del 14 gennaio, data simbolo, nella quale si festeggia il settimo anniversar­io della sollevazio­ne popolare che costrinse il presidente deposto Ben Ali alla fuga.

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KEYSTONE Il peggio deve arrivare

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