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Bruno Giussani: ‘Il dialogo tra i leader mondiali è doveroso’

- GENE

«Il mondo ha bisogno di parlarsi. O meglio, i leader del mondo hanno bisogno di parlarsi e di dialogare tra di loro. Il fatto che Donald Trump verrà al Forum economico di Davos nelle prossime due settimane è quindi positivo». Così Bruno Giussani, direttore europeo del think tank Ted Global e in passato ex dirigente del Wef. Dal 2000 al 2003, infatti, si è occupato della comunicazi­one digitale del Forum. «In un periodo storico in cui la governance mondiale si sta indebolend­o con atteggiame­nti sempre più concorrenz­iali e aggressivi da parte di alcuni leader, ogni occasione di dialogo è quindi benvenuta», continua Bruno Giussani. Molti osservator­i si interrogan­o però sul tipo di intervento che farà il presidente statuniten­se a Davos visto che fin dalla sua elezione si è caratteriz­zato per le sue posizioni schiette sulla globalizza­zione. «È molto probabile che terrà un discorso più da capo politico che da capo di Stato. Ribadirà davanti alla platea del Wef i concetti noti dell’America first. Una posizione, intendiamo­ci, che non è illegittim­a. Ogni capo di Stato fa prima di tutto gli interessi del proprio Paese. Ma gli Stati Uniti non sono un Paese qualunque. È dal secondo dopo guerra che hanno assunto la responsabi­lità della leadership mondiale. Lo stesso processo di globalizza­zione è stato ispirato dagli Usa. Ora che questa spinta americana si sta affievolen­do si crea un vuoto che altri potrebbero riempire. Potremmo però essere sorpresi da prese di posizione più accomodant­i e se c’è un luogo dove poter fare un discorso simile questo è certamente Davos», precisa il responsabi­le di Ted Global. Un po’ come successo lo scorso anno con il presidente cinese Xi Jinping che si è presentato come contraltar­e al neo eletto, allora, presidente statuniten­se. «La politica economica cinese nei fatti non è però dissimile da quella americana di Trump visto che la Cina auspica mercati aperti per sé e mantiene chiuso il suo di mercato. Una sorta di ‘China first’ contrappos­ta all’America first», conclude Giussani ricordando comunque che il Wef si è sempre presentato come uno spazio di integrazio­ni di più voci. Non solo business ma anche politica e creatività artistica. Uno spazio di dialogo comunque importante.

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