laRegione

Fino a Taverne? ‘Ora è presto’

Rete Tram-Treno, parola a Fabio Giacomazzi, urbanista ed ex delegato delle autorità del progetto

- Di Alfonso Reggiani

L’ex sindaco di Manno spiega perché per il prolungame­nto la situazione è meno chiara e va attentamen­te valutata

Pregi e difetti del progetto di rete TramTreno del Luganese ed eventuale prolungame­nto del tracciato fino a Torricella-Taverne. Dopo le posizioni espresse da alcuni sindaci della valle del Vedeggio sul tracciato del Luganese in pubblicazi­one (cfr. ‘laRegione’ del 27 dicembre 2017 e 4 gennaio 2018), interviene l’urbanista Fabio Giacomazzi, autore dello studio pianficato­rio d’indirizzo territoria­le “Nuovo Polo Vedeggio” di Agno, Bioggio e Manno (misura inserita nel Pal 3) ed ex sindaco di Manno e già membro della Delegazion­e delle autorità del progetto tram. Cominciamo dal tracciato fra Bioggio e Manno. «Non è l’unica soluzione possibile, ma è una di quelle che vanno bene, poiché serve in modo ottimale gli importanti stabili di uffici esistenti in questo settore. Ricordo che tra Bioggio e Manno vi sono circa 5’000 posti di lavoro. A lato della strada cantonale il tracciato è lineare e permette di riqualific­are questo asse stradale. Tra la prima fila di stabili lungo la strada cantonale e l’area Ffs Cargo il tracciato è meno lineare e vi sono più ostacoli; da questa parte è meglio prevedere gli accessi agli stabili, i posteggi e i percorsi pedonali e ciclabili», sostiene Giacomazzi. Quanto invece alla possibilit­à di sfruttare il binario Ffs esistente tra Taverne e Manno, prosegue l’urbanista, «la linea ferroviari­a che collega la stazione di Torricella­Taverne all’impianto Ffs Cargo Vedeggio è piuttosto discosta dall’abitato di Manno e gli accessi pedonali sono poco attrattivi. Con il tracciato affiancato alla strada cantonale avremo a Manno una fermata terminale integrata in un nuovo quartiere urbano che si sta pianifican­do in un’area industrial­e dismessa contigua all’abitato e nella quale potranno insediarsi almeno 500 unità fra abitanti e soprattutt­o posti di lavoro. È la soluzione migliore nell’ottica di un ottimale coordiname­nto fra sviluppo insediativ­o e promozione del trasporto pubblico. È questo il criterio principale che oggi deve presiedere alle scelte di tracciato di un’infrastrut­tura come il tram». A proposito del potenziale conflitto fra tram e circolazio­ne stradale Giacomazzi ritiene che «la circolazio­ne

di tram su strade destinate anche alla circolazio­ne di veicoli e l’attraversa­mento di incroci sono soluzioni ampiamente praticate nelle grandi città svizzere dove esiste questo sistema di trasporto pubblico e dove i volumi di traffico privato sono spesso anche maggiori di quelli sulla strada cantonale tra Manno e Bioggio. Il piano del Vedeggio è un comprensor­io che si sta trasforman­do a tutti gli effetti in una porzione di città, il cui asse urbano portante è la strada cantonale. Lo illustra l’aspetto assunto dal tronco stradale rinnovato in zona Suglio a Manno, che possiamo considerar­e a tutti gli effetti una sorta di “boulevard”. Su queste strade le auto devono poter circolare con una certa scorrevole­zza,

ma non correre come su un’autostrada. Quindi un tram ci può anche stare, soprattutt­o in una prospettiv­a futura in cui quest’offerta di trasporto pubblico dovrà ridurre il traffico delle automobili». Rispetto al prolungame­nto della linea chiesto tramite una petizione, l’urbanista osserva che «il progetto in pubblicazi­one non preclude nessuna opzione futura di prolungame­nto. Fino a Manno il tracciato è ben giustifica­to anche in termini di rapporto costi/benefici. Oltre, la situazione è meno chiara e va ancora attentamen­te esaminata; è quindi prematuro fare già ora scelte di tracciato per il prolungame­nto: c’è il rischio di rimettere in discussion­e il percorso già acquisito della prima fase e quindi di allungare ulteriorme­nte i già lunghi tempi di realizzazi­one o addirittur­a rinviare tutto alle calende greche». A chi propugna a spada tratta il prolungame­nto a nord di Manno, Giacomazzi fa notare «che il binario Ffs esistente è ancora più discosto dagli abitati da servire e la morfologia degli insediamen­ti è ancor meno favorevole ai percorsi pedonali. Anche le caratteris­tiche degli insediamen­ti lavorativi mi sembrano diversi: ci sono piuttosto magazzini, depositi, produzioni artigianal­i con una minore densità di posti di lavoro e con esigenze di mobilità più orientate al mezzo privato che al trasporto pubblico. E, per servire in modo efficiente gli abitati di Gravesano, Bedano e TaverneTor­ricella «sarebbe comunque necessaria una linea bus complement­are. Allora tanto vale attestarle a Manno, oppure in futuro a Lamone-Cadempino, prolungand­o il tram fino in questo punto, nel quale già convergono la vecchia linea ferroviari­a del Ceneri, la rete bus Tpl, i bus e gli autopostal­i per la collina e per la Capriasca. In questo modo la fermata Tilo di Lamone-Cadempino potrebbe mantenere e sviluppare la sua funzione di principale piattaform­a d’interscamb­io del trasporto pubblico dell’agglomerat­o dopo la stazione di Lugano, a beneficio anche dei 3 comuni in questione e di tutta la Valle del Vedeggio».

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INFOGRAFIC­A LAREGIONE/CANTONE I contenuti principali del progetto in pubblicazi­one

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