Già, sul ghiaccio si scivola
Quell’ostinato odore di sudore e lacrime, che s’aggrappa ai muri mischiandosi alle essenze eteree degli olii per massaggio, in un ambiente tanto umido che pare una sauna, mentre invece è uno spogliatoio. Un luogo che bene o male tutti conosceranno, siccome presto o tardi, in qualche momento della loro vita, l’avranno pur frequentato. E se è vero che, di regola, in uno spogliatoio c’è uno che parla mentre gli altri lo ascoltano, a volte succede invece che a parlare siano in due, e che lo facciano con tono deciso, magari mentre gli altri se ne stanno zitti a guardare. Infatti non sempre le decisioni fanno l’unanimità. E se capita persino nei regimi totalitari, non si vede perché non possa accadere in una squadra di hockey. O di basket. O di volàno. Così, una semplice diversità di vedute tra un giocatore (Brunner) e il suo coach (Ireland) non può fare notizia. Del resto non la fa neppure quando l’episodio avviene la sera del 23 dicembre. Con il tecnico del Lugano che, dopo qualche parola grossa, decide di lasciar sbollire l’attaccante in panchina, dal secondo tempo della sfida (poi persa) con il Bienne. Un’assenza che ai più non pare neppure tanto strana, siccome in quello stesso weekend lo spogliatoio bianconero è lambito da un’epidemia di influenza intestinale che miete pure qualche vittima. Ancor più strano, però, è che tale episodio torni a galla il 10 gennaio sulle colonne del ‘Blick’. Ovvero quasi tre settimane dopo. E nello sport tre settimane sono un’eternità sul serio. Quindi non solo è una non-notizia, che avrebbe avuto cornice più degna in un’ipotetica biografia post carriera di Damien Brunner (lui che, visto il personaggio, di cose ne avrebbe anche da dire), ma soprattutto quando è uscita era già morta e sepolta. E se il ‘Blick’ ha deciso di pubblicarla comunque è semplicemente perché oggigiorno fa tutto discutere. Comprese le cose più banali e ovvie. In tutto ciò, però, una cosa interessante c’è: il modo in cui il Lugano decide di gestire la situazione. Anziché pubblicare il classico, asettico comunicato stampa, in cui si nega tutto e bla, bla, bla, alla Resega scelgono l’ammirevole (ed esemplare) via della trasparenza, mettendo direttamente a confronto con la stampa i due protagonisti. I quali, dando prova di onestà, oltre che di comprensibile sbigottimento per l’intempestività dell’uscita, spiegano l’accaduto davanti a taccuini e microfoni. Arrivando persino a dire, con apparente naturale spontaneità, che ora il loro rapporto è anche migliore di prima. Forse l’esatto contrario di ciò che qualcuno avrebbe voluto sentir dire.