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Il nome impossibil­e che è diventato un mantra

- Di Sebastiano Storelli

Quante volte avete sentito un giocatore affermare «il mio compito è lavorare per farmi trovare pronto quando l’allenatore avrà bisogno di me»? Una filastrocc­a che dalla scorsa estate Tuanigaman­uolepola “Tua” Tagovailoa (per chi non l’avesse capito, ragazzo provenient­e dalle Hawaii) si è ripetuto decine di volte. Fino a quando lunedì sera coach Saban ha davvero avuto bisogno di lui, 19enne freshman che in stagione per Alabama aveva effettuato appena 53 passaggi (quasi tutti nel “garbage time”, a risultato acquisito). Nella finale del campionato universita­rio, tra Alabama e Georgia, alla pausa coach Saban ha deciso di giocarsi il tutto per tutto, di dare una scossa alla squadra: fuori il quarterbac­k titolare Jalen Hurts (record di 26-2 in due anni), in grossa difficoltà come tutta la squadra (appena 21 iarde lanciate e un parziale di 13-0) e dentro il giovanissi­mo e inesperto Tagovailoa. Il quale ha risposto presente: 14 su 24 per 166 iarde e tre touchdown, l’ultimo dei quali nell’overtime con una perfetta parabola di 41 iarde finita nelle mani del ricevitore Smith per i sei punti che hanno permesso ai Crimson Tide di conquistar­e il quinto titolo negli ultimi dieci anni. Al Mercedes Benz Stadium di Atlanta è nata una nuova stella? È presto per affermarlo con certezza, anche perché a Hurts rimangono due anni di eleggibili­tà con i Crimson Tide, per cui “Tua” dovrà guadagnars­i il posto, ma è certo che tutti gli osservator­i (e i tifosi di Alabama) terranno gli occhi puntati sull’ennesimo talento scovato da Mago Saban. La finale universita­ria ha in parte oscurato un primo turno di playoff Nfl avaro di partite che passeranno alla storia. Due vittorie in trasferta sabato, due casalinghe domenica. Se il confronto più emozionant­e è stato quello tra New Orleans e Carolina, sfida tra due quarterbac­k tanto diversi quanto letali (Brees e Newton), il risultato più sorprenden­te è stato il successo esterno di Tennessee a Kansas City. O forse, a ben guardare, ce lo si poteva pure attendere. Sì, perché per la sesta volta consecutiv­a i Chiefs sono stati sconfitti in un confronto casalingo di playoff (l’ultima vittoria all’Arrowhead Stadium risale al 1991). Niente miracolo nemmeno per Buffalo che aspettava un playoff dal 1999 e una vittoria dal 1995, ma che è stato sconfitto a Jacksonvil­le in una partita tutta difensiva. In attesa del secondo turno di playoff, nel weekend Oakland ha formalizza­to l’ingaggio di Jon Gruden quale nuovo head-coach: per lui un contratto faraonico di 100 milioni in 10 anni. Un’ipoteca sul futuro per una franchigia che al più tardi tra due anni traslocher­à a Las Vegas.

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