Verso un accordo quadro ‘light’ con l’Ue
L’eventuale futuro accordo quadro tra la Svizzera e l’Unione europea (Ue), malvisto da una parte non indifferente di politici, potrebbe risultare meno indigesto del previsto: riguarderebbe infatti solo cinque intese esistenti con Bruxelles, delle oltre cento sottoscritte tra le parti. La ‘rivelazione’, contenuta nel rapporto sulla ‘Politica economica esterna 2017’ pubblicato mercoledì dal Consiglio federale e tematizzata ieri dai quotidiani ‘Bund’ e ‘Tages-Anzeiger’, è stata confermata all’Ats dalla Segreteria di Stato dell’economia (Seco). L’accordo sulle questioni istituzionali, che dovrebbe garantire la ripresa automatica del diritto europeo da parte della Confederazione, si applicherebbe quindi ‘solo’ a cinque intese che permettono l’accesso al mercato interno dell’Ue, ossia: la libera circolazione delle persone, il mutuo riconoscimento in materia di valutazione della conformità, prodotti agricoli, trasporto aereo e terrestre. A questa lista si aggiungerebbero futuri accordi, come quello sull’elettricità. Questa è almeno la posizione difesa dalla Svizzera nelle trattative in corso, ha precisato la Seco all’Ats. In questi settori l’accordo quadro dovrebbe regolare gli sviluppi giuridici (ossia le procedure per adeguare il diritto svizzero a quello europeo), la sorveglianza sull’applicazione degli Accordi bilaterali, l’interpretazione del diritto e la risoluzione delle controversie tra Svizzera e l’Ue. Sebbene le delegazioni stiano discutendo da diversi anni, su quest’ultimo punto non sono ancora riuscite a trovare un’intesa. Qualora il Consiglio federale riuscisse veramente a restringere il campo di applicazione del futuro accordo quadro, il dibattito politico potrebbe esserne influenzato, ha dichiarato all’Ats Jan Atteslander di economiesuisse. Per la Svizzera si tratterebbe in questo caso di un’integrazione relativamente moderata, ha spiegato. L’ex ‘ministro’ degli Esteri Didier Burkhalter aveva espresso nel 2014 la volontà di rinegoziare l’intero pacchetto degli Accordi bilaterali con l’Ue, di cui 20 degli oltre 120 erano considerati principali.