Medicinali falsificati
Farmaci scaduti venduti negli ospedali svizzeri, San Giovanni compreso I giudici vallesani non riconoscono l’esposizione a pericolo della vita altrui. Il farmacista cantonale ticinese: ‘Sono allibito’
Farmaci antitumorali scaduti sono stati venduti nei principali ospedali svizzeri, compreso quello di Bellinzona. Per questo motivo quattro dirigenti di una impresa vallesana – la coppia proprietaria e due altri superiori della Alkopharma – sono stati condannati dal Tribunale distrettuale di Martigny-St. Maurice a pene pecuniarie e a multe per aver falsificato la data di scadenza dei medicinali. Ne hanno riferito ieri il ‘Matin Dimanche’ e la ‘SonntagsZeitung’. I giudici hanno però scartato il reato di “esposizione a pericolo della vita o salute altrui”. Secondo i due giornali, il tribunale ha ritenuto che “quando il farmaco immesso sul mercato è inefficace o non offre tutta l’efficacia prevista, l’esposizione a pericolo non risulta dal medicinale in quanto tale, ma della malattia che dovrebbe curare”. Questo parere non è stato condiviso dall’Istituto svizzero per gli agenti terapeutici (Swissmedic) che, come ha confermato lui stesso all’Ats, ha inoltrato ricorso al Tribunale cantonale. Come raccontano i due giornali, la Alkopharma nel 2005 ha concluso un contratto con un laboratorio tedesco per la fornitura di Thiotepa. Gli ordinativi minimi erano di 11’500 flaconi all’anno. Secondo l’inchiesta di Swissmedic, citata dai domenicali, Alkopharma non riusciva però a rivendere tutti i flaconi in suo possesso. Nel 2007 l’azienda inizia così a falsificare le date di scadenza dei farmaci, malgrado la quantità del principio attivo diventi insufficiente dopo 18 mesi. Le inchieste avviate da Swissmedic e dal suo omologo francese Afssaps hanno poi permesso di stabilire che circa 100mila farmaci con data di scadenza contraffatta sono stati venduti dalla Alkopharma in Svizzera, ma soprattutto in Francia. Martin Fey, responsabile del servizio oncologico dell’Inselspital di Berna, ha dichiarato ai due domenicali che il suo ospedale ha ricevuto 1’452 flaconi di Thiotepa tra il 2007 e il 2011. Secondo Fey, all’Inselspital il problema ha riguardato 23 pazienti, la metà dei quali bambini. Il caso ha interessato però tutti i principali istituti elvetici: l’Ospedale universitario di Ginevra ha ad esempio ricevuto 422 flaconi, quello di Basilea 220 e quello di Bellinzona 162. Pascal Bonnabry, farmacista all’Ospedale universitario di Ginevra, ha detto che questa frode l’ha “scandalizzato”. “Per un farmaco come il Thiotepa, utilizzato in oncologia, una diminuzione del principio attivo può veramente mettere in pericolo la vita del paziente, anche se è praticamente impossibile provare gli effetti di un dosaggio insufficiente”. Ora toccherà al Tribunale cantonale vallesano esprimersi sulla vicenda.