‘Quelle cassette di sicurezza…’. Dolci subentra a Boccassini
È Alessandra Dolci, il “magistrato di strada” che “non ho paura”, il nuovo capo della Direzione distrettuale antimafia di Milano che, designata dal procuratore capo Francesco Greco, ha preso il posto di Ilda Boccassini, tornata ad essere una ‘semplice’ pm, un ruolo che ‘Ilda la Rossa’ non ha ben digerito in quanto a due anni dalla pensione ambiva a mantenere un ruolo da leader. La magistrata più conosciuta d’Italia è decaduta dall’incarico per le regole che governano la magistratura. Negli otto anni alla guida dell’antimafia milanese ‘Ilda la Rossa’, appellativo dovuto al colore dei capelli e alle numerose inchieste a carico di Silvio Berlusconi, ha condotto le indagini più difficile della Dda, con successi innegabili, che hanno consentito di far emergere il radicamento della ’ndrangheta in Lombardia con sconfinamenti nel Canton Ticino. Nelle settimane scorse, Ilda Boccassini aveva rifiutato l’offerta di Greco di guidare la sezione Misure di prevenzione, quella che dispone i provvedimenti che vanno a colpire i patrimoni dei presunti mafiosi. La protagonista di tante inchieste sulla criminalità organizzata, non ha nascosto in queste ultime settimane a chi le è vicino il suo dispiacere per l’amaro epilogo. Il rigore professionale, la riservatezza (ne sanno qualcosa i cronisti giudiziari milanesi) e la velocità nell’assumere decisioni e la conoscenza del fenomeno mafioso sono la cifra dell’impegno di Ilda Boccassini che continuerà a garantire la sua presenza nella direzione distrettuale antimafia milanese al cui comando ora c’è Alessandra Dolci, per otto anni braccio destro di ‘Ilda la Rossa’. Per la nuova responsabile dell’Antimafia lombarda la lotta alla criminalità organizzata sembra essere diventata una missione anche se ciò significa una vita blindata. Recentemente a ‘laRegione’, Alessandra Dolci ha dichiarato: “Il Canton Ticino continua a essere la cassa depositi della ’ndrangheta. Non più nelle banche che si dimostrano collaborative, ma nelle cassette di sicurezza. Soprattutto a Lugano: è quanto emerge da alcune inchieste, sulle quali ovviamente non le posso dire di più, per motivi che certamente lei comprende. Quando il momento sarà opportuno, saranno le carte a fornire i dettagli. È opportuno che le inchieste siano conosciute, perché tutti possiamo fare qualcosa per contrastare la criminalità organizzata che assieme a corruzione ed evasione fiscale mina l’economia del nostro Paese”.