‘Ha ormai 40 anni, perciò si fatica a commerciarlo’
«Non ricordo altri casi analoghi in Svizzera. La contraffazione della data di scadenza è un fenomeno noto semmai nei paesi poveri, come l’India». Padre dell’Istituto oncologico della Svizzera italiana, oggi suo direttore scientifico dopo averlo condotto dal 2007 al 2011, gli stessi anni considerati dall’inchiesta contro la vallesana Alkopharma, Franco Cavalli conosce molto bene il farmaco antitumorale Thiotepa prodotto in Germania e utilizzato a lungo anche nella struttura di Bellinzona, punto di riferimento cantonale e internazionale per i malati di cancro. Contattato dalla ‘Regione’, l’oncologo cerca d’inquadrare il problema derivante da una somministrazione dopo la data di scadenza. Anzitutto – premette – lo sviluppo e prima commercializzazione del Thiotepa risalgono a quarant’anni fa: «Posso quindi definirlo un farmaco ormai vecchio, che ha avuto successo nei decenni, ma che ha fatto il suo tempo ed è stato sostituito da altri più efficaci. Viene ancora usato, ma relativamente poco». Da qui il motivo per cui, proprio nel periodo preso in considerazione dall’inchiesta che va dal 2007 al 2011, la vallesana Alkopharma faticava a venderlo, tanto da indurla a falsificare la data di scadenza per poter distribuire le scorte rimastele.
‘Comunque non è tossico’
Quanto ai benefici del Thiotepa, Cavalli afferma di non ricordare di aver mai avuto problemi particolari: «Si tratta di un farmaco ad ampio spettro la cui utilità è accertata nella cura di più tumori, come quelli linfatici, al seno e al cervello. Attualmente lo si usa solo per curare quest’ultimo o ad alti dosaggi, combinato con altri, nei trapianti di midollo». Inoltre «è abbastanza facilmente conservabile, non va ad esempio tenuto al freddo». Se, quindi, la sua efficacia scema dopo 18 mesi, «non si può comunque dire che dopo la scadenza diventi tossico per i pazienti, a differenza di altri farmaci. Di sicuro perde efficacia». MA.MO.