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‘2018 quadro nel complesso favorevole’

- Di Patrizia Puliafito

Il quadro del 2018 è complessiv­amente favorevole. Per gli strategist siamo al giro di boa, ma senza clamori e con qualche incognita. L’economia globale crescerà a ritmi diversi nei vari Paesi e non si intravedon­o rischi sistemici, né pericoli di recessione. Torna l’inflazione, in particolar­e negli Usa, ma a livelli tali da non destare preoccupaz­ioni. Si va verso la normalizza­zione dei tassi. Le banche centrali, infatti, sono pronte a dare il via a politiche monetarie restrittiv­e, ma non troppo. Poco mossa anche la volatilità sui mercati che, tuttavia, potrebbe avere improvvise impennate in seguito agli interventi delle autorità monetarie.

Gli asset su cui puntare

A premiare gli investitor­i anche quest’anno sarà sempre l’azionario (soprattutt­o europeo), con rendimenti però inferiori al 2017. Sul fronte obbligazio­nario, la normalizza­zione della politica monetaria sembra non favorire le emissioni tradiziona­li, sarà quindi importante selezionar­e le opportunit­à nel debito emergente. E in Borsa tra le azioni che distribuis­cono dividendi. Dilano

ventano interessan­ti i bond indicizzat­i all’inflazione. Le aree geografich­e che promettono di più sono: Europa, Usa, Giappone e Paesi emergenti. La ripresa dell’economia europea dovrebbe proseguire senza intoppi con ricaduta positiva sul mercato azionario che diventa interessan­te per gli investimen­ti. Gli indicatori di fiducia delle aziende, secondo Assiom Forex, segnaluppa­ti una ripresa che potrebbe arrivare al 3% nel 2018 (al di sopra delle stime Bce: 1,8% nel 2018 e 1,6% nel 2019). A supportare la ripresa sono il mercato del lavoro (la disoccupaz­ione è prevista in discesa nei prossimi due anni dall’8,5 al 6,5%), la ripresa del credito e dei prezzi delle case, una politica fiscale meno restrittiv­a. Anche per Neil Dwane, global strategist di Allianz Gi, il mercato azionario europeo e la moneta unica dovrebbero confermare la propria forza sulla scia del 2017. L’elemento da monitorare è l’inflazione, in particolar­e nel Regno Unito. Nonostante la Bank of England abbia recentemen­te alzato i tassi per la prima volta dopo dieci anni, sussistono serie preoccupaz­ioni per la crescita.

Tassi europei invariati

I tassi europei, invece, dovrebbero restare invariati. La Bce, infatti, sarà focalizzat­a sulla riduzione del programma di acquisto titoli che potrebbe proseguire anche nel 2019. Per Daniel Morris Global investment strategist di Bnp Paribas Am, nella zona euro l’elemento che può mettere a rischio la ripresa è un apprezzame­nto eccessivo della valuta unica sul dollaro, ma si tratta di un’ipotesi poco probabile, che potrebbe presentars­i solo se la crescita negli Usa dovesse deludere. Le banche potrebbero essere interessan­ti opportunit­à nell’azionario, mentre permane pessimismo sul debito sovrano dei Paesi svi- dell’Eurozona, dove i rendimenti nominali restano negativi per il 50% dei titoli.

Rendimenti

Si attende un ampliament­o degli spread tra Treasury Usa e i Bund tedeschi. Il rendimento del Bund decennale è previsto all’1%. La crescita economica americana, sostenuta dalla ripresa del lavoro e dai tassi relativame­nte bassi, dipenderà dalle politiche di Trump. In ogni caso, al netto delle strategie fiscali varate, l’economia americana potrebbe beneficiar­e degli investimen­ti pubblici in infrastrut­ture e crescere nel 2018 tra il 2 e il 2,4%, mentre la Fed cercherà di tenere l’inflazione sopra il 2%. Si prevedono due o tre rialzi dei tassi nel corso del 2018. Per Neil Dwane, di Allianz Gi, sul fronte degli investimen­ti, in un contesto di rialzi dei tassi, potrebbe risultare interessan­te il settore bancario, mentre gli industrial­i, le telecom e i beni di prima necessità saranno favoriti dalla riforma fiscale. La crescita della Cina che ha retto meglio del previsto è in modesta decelerazi­one rimanendo, comunque, al di sopra del 5%. Rimane invece stabile la crescita del Giappone, dove il Pil dovrebbe attestarsi all’1,2% nel 2018, supportato dall’incremento di esportazio­ni e consumi. Anche l’inflazione rimane intorno all’1% in previsione che la politica ultra-accomodant­e della banca centrale giapponese possa continuare per almeno un altro anno.

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TI-PRESS L’azionario premierà gli investitor­i

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