‘2018 quadro nel complesso favorevole’
Il quadro del 2018 è complessivamente favorevole. Per gli strategist siamo al giro di boa, ma senza clamori e con qualche incognita. L’economia globale crescerà a ritmi diversi nei vari Paesi e non si intravedono rischi sistemici, né pericoli di recessione. Torna l’inflazione, in particolare negli Usa, ma a livelli tali da non destare preoccupazioni. Si va verso la normalizzazione dei tassi. Le banche centrali, infatti, sono pronte a dare il via a politiche monetarie restrittive, ma non troppo. Poco mossa anche la volatilità sui mercati che, tuttavia, potrebbe avere improvvise impennate in seguito agli interventi delle autorità monetarie.
Gli asset su cui puntare
A premiare gli investitori anche quest’anno sarà sempre l’azionario (soprattutto europeo), con rendimenti però inferiori al 2017. Sul fronte obbligazionario, la normalizzazione della politica monetaria sembra non favorire le emissioni tradizionali, sarà quindi importante selezionare le opportunità nel debito emergente. E in Borsa tra le azioni che distribuiscono dividendi. Dilano
ventano interessanti i bond indicizzati all’inflazione. Le aree geografiche che promettono di più sono: Europa, Usa, Giappone e Paesi emergenti. La ripresa dell’economia europea dovrebbe proseguire senza intoppi con ricaduta positiva sul mercato azionario che diventa interessante per gli investimenti. Gli indicatori di fiducia delle aziende, secondo Assiom Forex, segnaluppati una ripresa che potrebbe arrivare al 3% nel 2018 (al di sopra delle stime Bce: 1,8% nel 2018 e 1,6% nel 2019). A supportare la ripresa sono il mercato del lavoro (la disoccupazione è prevista in discesa nei prossimi due anni dall’8,5 al 6,5%), la ripresa del credito e dei prezzi delle case, una politica fiscale meno restrittiva. Anche per Neil Dwane, global strategist di Allianz Gi, il mercato azionario europeo e la moneta unica dovrebbero confermare la propria forza sulla scia del 2017. L’elemento da monitorare è l’inflazione, in particolare nel Regno Unito. Nonostante la Bank of England abbia recentemente alzato i tassi per la prima volta dopo dieci anni, sussistono serie preoccupazioni per la crescita.
Tassi europei invariati
I tassi europei, invece, dovrebbero restare invariati. La Bce, infatti, sarà focalizzata sulla riduzione del programma di acquisto titoli che potrebbe proseguire anche nel 2019. Per Daniel Morris Global investment strategist di Bnp Paribas Am, nella zona euro l’elemento che può mettere a rischio la ripresa è un apprezzamento eccessivo della valuta unica sul dollaro, ma si tratta di un’ipotesi poco probabile, che potrebbe presentarsi solo se la crescita negli Usa dovesse deludere. Le banche potrebbero essere interessanti opportunità nell’azionario, mentre permane pessimismo sul debito sovrano dei Paesi svi- dell’Eurozona, dove i rendimenti nominali restano negativi per il 50% dei titoli.
Rendimenti
Si attende un ampliamento degli spread tra Treasury Usa e i Bund tedeschi. Il rendimento del Bund decennale è previsto all’1%. La crescita economica americana, sostenuta dalla ripresa del lavoro e dai tassi relativamente bassi, dipenderà dalle politiche di Trump. In ogni caso, al netto delle strategie fiscali varate, l’economia americana potrebbe beneficiare degli investimenti pubblici in infrastrutture e crescere nel 2018 tra il 2 e il 2,4%, mentre la Fed cercherà di tenere l’inflazione sopra il 2%. Si prevedono due o tre rialzi dei tassi nel corso del 2018. Per Neil Dwane, di Allianz Gi, sul fronte degli investimenti, in un contesto di rialzi dei tassi, potrebbe risultare interessante il settore bancario, mentre gli industriali, le telecom e i beni di prima necessità saranno favoriti dalla riforma fiscale. La crescita della Cina che ha retto meglio del previsto è in modesta decelerazione rimanendo, comunque, al di sopra del 5%. Rimane invece stabile la crescita del Giappone, dove il Pil dovrebbe attestarsi all’1,2% nel 2018, supportato dall’incremento di esportazioni e consumi. Anche l’inflazione rimane intorno all’1% in previsione che la politica ultra-accomodante della banca centrale giapponese possa continuare per almeno un altro anno.