Trump sul green durante il falso allarme missile
Caos alle Hawaii in seguito a un sms che avvertiva dell’arrivo di un razzo
Mentre alle Hawaii si scatenava il caos per la notizia di un missile in arrivo dalla Corea del Nord, Donald Trump in vacanza in Florida avrebbe continuato a giocare a golf. Mentre su Twitter, piuttosto che rassicurare immediatamente gli americani che si trattava di un falso allarme, ha preferito ignorare quanto accaduto e sferrare invece l’ennesimo attacco contro i media, rei di diffondere fake news su di lui. “Un missile balistico si sta dirigendo verso l’arcipelago, mettersi immediatamente al riparo. Questa non è un’esercitazione”. È il messaggio ricevuto sabato sui telefonini dagli abitanti delle Hawaii. Subito sono scattate tutte le procedure di emergenza, ma nel giro di poco tempo si è scoperto che si trattava di un falso allarme. Il giorno dopo il clamoroso corto circuito che per 38 interminabili minuti ha sconvolto la vita nell’arcipelago del Pacifico, una nuova polemica investe il tycoon, accusato di aver abdicato al suo ruolo, al tradizionale ruolo di leadership – come ha scritto tra gli altri il ‘Washington Post’ – che un presidente deve sempre svolgere in momenti di emergenza. Eppure il commander in chief sarebbe stato immediatamente informato su quanto stava accadendo dal consigliere per la sicurezza nazionale H.R. McMaster e dal capo di gabinetto della Casa Bianca John Kelly, tra una buca e l’altra del Golf Club di West Palm Beach. Stando a quanto riporta il pool di giornalisti al seguito del presidente, il tycoon sarebbe però rimasto sul green, probabilmente aggiornato sull’infondatezza dell’allarme. Ma se le autorità delle Hawaii hanno ammesso l’errore in tempi rapidi, ci sono voluti appunto 38 minuti prima che la popolazione di Honolulu e dintorni venisse avvertita e tranquillizzata con un nuovo sms. L’increscioso caso accaduto nell’arcipelago è chiaramente una spia della tensione creatasi nel braccio di ferro tra l’amministrazione Trump e il regime di Kim Jong-un e del rischio sempre più concreto che si possa arrivare a uno scontro nucleare. Riparte così il dibattito sul controverso potenziamento dell’arsenale atomico che il tycoon per la prima volta dalla fine della guerra fredda ha promesso di realizzare. Andando in controtendenza con i predecessori impegnati nello sforzo di non proliferazione e di riduzione degli armamenti. E se Barack Obama tentò in tutti i modi (ma senza riuscirci) di ripudiare l’opzione del ‘first use’, secondo cui un Paese ha il diritto di essere il primo a sferrare un attacco nucleare, il timore è che Trump possa tornare ad abbracciare in pieno tale principio, giudicato da molti immorale. Il rischio è che si possa ipotizzare il lancio di testate atomiche per rispondere ad altri tipi di aggressioni, come quelle con armi chimiche o nel caso di massicci cyberattacchi.