Erdogan torna in guerra contro i curdi
Istanbul – «L’America ha ammesso che sta formando un esercito del terrore ai nostri confini. Quello che dobbiamo fare è stroncarlo sul nascere». La guerra di Recep Tayyip Erdogan non è finita. All’indomani dell’annuncio statunitense della prossima formazione di una forza militare di 30mila uomini a guida curda per proteggere i confini della Siria con Turchia e Iraq, il presidente ha avvertito che un’operazione del suo esercito potrebbe iniziare “in qualsiasi momento”. Erdogan, che ha a stento tollerato il ricorso alle milizie curde nella guerra all’Isis, non intende ora permettere che Washington armi le formazioni del Pyd, che considera terroristi al pari del Pkk: «Non saremo responsabili delle conseguenze». La minaccia di un nuovo intervento turco nel nord della Siria non è nuova. Dopo la conclusione a marzo dell’operazione Scudo dell’Eufrate, che ha stabilito un’area d’influenza di duemila km quadrati cacciando l’Isis e frenando l’avanzata degli stessi curdi, un’avanguardia militare aveva sconfinato nei mesi scorsi nella zona di “de-escalation” di Idlib per monitorare la tregua concordata ad Astana con Russia e Iran. Nelle ultime ore Ankara ha continuato a rafforzare il proprio contingente al confine, con l’invio di blindati e batterie di missili Hawk con una gittata di 40 km. A far precipitare una situazione in stallo da mesi potrebbe essere proprio l’ultima mossa americana. La nuova forza di confine è stata duramente condannata anche da Damasco, mentre secondo Mosca “le azioni dimostrano gli Stati Uniti non vogliono mantenere l’integrità territoriale della Siria”.