laRegione

Attacco alla libera circolazio­ne

Udc e Asni hanno lanciato l’iniziativa ‘per la limitazion­e’ che mira ad abolire l’accordo con l’Ue

- Ats/sg

È partita la raccolta firme. I promotori, tra cui Norman Gobbi, reagiscono così all’attuazione del testo ‘contro l’immigrazio­ne di massa’.

Immigrazio­ne incontroll­ata, una Svizzera con 10 milioni di abitanti, penuria di posti di lavoro, affitti alle stelle, treni stracolmi e strade intasate, Stato sociale in bancarotta, più criminalit­à. Gli argomenti sono gli stessi che fecero breccia qualche anno fa, e che permisero all’iniziativa ‘contro l’immigrazio­ne di massa’ di venire accolta, per il rotto della cuffia, alle urne. Era il 9 febbraio 2014. L’Udc e l’Azione per una Svizzera neutrale e indipenden­te (Asni) ora li riciclano a sostegno dell’iniziativa popolare ‘per un’immigrazio­ne moderata’ (cfr. a lato), che in realtà mira ad abolire la libera circolazio­ne delle persone tra Svizzera e Stati Ue. La raccolta delle firme è stata lanciata ieri dopo lungo tergiversa­re. «Oggi comincia la battaglia per la sovranità della Svizzera», ha annunciato senza mezzi termini il presidente dell’Asni, il consiglier­e nazionale Lukas Reimann (Udc/Sg). Forti di un argomentar­io di oltre 60 pagine, e incuranti del fatto che l’immigrazio­ne netta dai Paesi europei si è ridotta della metà dal 2014 (cfr. ‘laRegione’ di ieri), i promotori affermano di voler ritrovare una “immigrazio­ne moderata”. Per farlo, va rinegoziat­o il “nocivo” accordo sulla libera circolazio­ne con l’Ue. Se ciò non accadrà “non riconoscer­emo più il nostro Paese e perderemo per sempre il nostro benessere”, arrivano ad affermare in una nota. L’iniziativa mira a «restituire alla Svizzera» una «libertà di azione» che oggi non avrebbe, ha aggiunto in una conferenza stampa il presidente del partito Albert Rösti. Le imprese devono continuare a poter reclutare all’estero la manodopera necessaria quando ve n’è bisogno e non è disponibil­e in Svizzera, afferma l’Udc. Ma la decisione va presa in modo sovrano. «Gli svizzeri non hanno guadagnato nulla con la libera circolazio­ne delle persone», ha denunciato da parte sua la vicepresid­ente del partito Céline Amaudruz. I salari ristagnano, mentre le spese fisse, gli affitti e le tasse aumentano. La qualità della vita si sta deterioran­do a poco a poco, proprio come il mercato del lavoro. «Dal 1945 al 2001, la crescita del Prodotto interno lordo (Pil) è stata in media del 2%. Dall’introduzio­ne della libera circolazio­ne nel 2006 è nulla», ha aggiunto il consiglier­e nazionale zurighese Thomas Matter. Anche la quota di mercato delle esportazio­ni svizzere verso l’Ue è diminuita dal 2007 passando dal 64 al 48% nel 2016. Le esportazio­ni sono maggiori verso l’Asia e l’America, senza un accordo simile ai Bilaterali. Matter ha insomma messo in discussion­e la valenza economica di questi ultimi. Nessuno degli accordi contenuti nel primo ‘pacchetto’ è vitale per la Svizzera; a suo parere, questi servono prima di tutto gli interessi del- l’Ue. «Smettiamo di santificar­e i Bilaterali I», ha insistito lo zurighese. Il Ticino è un osservator­e privilegia­to per tutta la Svizzera, che funge da allarme e mette in guardia dall’ignorare cosa accadrà in un futuro prossimo al Nord delle Alpi se non vengono intraprese misure, ha detto dal canto suo il consiglier­e nazionale ticinese Marco Chiesa. Per le formazioni di destra la legge di applicazio­ne della prima iniziativa ‘contro l’immigrazio­ne di massa’, non rispetta la volontà popolare. Con questa seconda iniziativa il Consiglio federale non potrà evitare una messa in opera più consona. Negative le prime reazioni dei partiti. Il Ppd parla di “attacco frontale ai Bilaterali”. Il Ps vede in pericolo il mantenimen­to delle misure fiancheggi­atrici contro il dumping sociale e salariale. Tutti però si rallegrano di una cosa: finalmente, grazie a quest’iniziativa, il popolo potrà dire cos’è più importante: preservare i Bilaterali o limitare ancora l’immigrazio­ne?

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Rösti: e fanno due

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