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Müller è arrivato a Bannon

Il procurator­e speciale per il Russiagate spicca un mandato di comparizio­ne per lo stratega di Trump La convocazio­ne dell’ex consiglier­e della Casa Bianca porta l’inchiesta a ridosso del presidente, che ora deve temerne la vendetta

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New York – Robert Müller vuole sentire Steve Bannon. E alla Casa Bianca qualcuno si preoccuper­à. Il procurator­e speciale incaricato di indagare per l’Fbi sul Russiagate ha emesso un mandato di comparizio­ne per l’ex stratega di Donald Trump, che dovrà dunque testimonia­re davanti a un gran giurì sui possibili legami tra l’entourage del presidente e la Russia. Il mandato di comparizio­ne – ha rilevato il ‘New York Times’ – è il primo spiccato da Müller, ed è stato recapitato la scorsa settimana a Bannon. Il quale lo ha forse accolto con sollievo, dopo che Trump lo ha scaricato (ma potrebbe trattarsi di una recita) e lo stesso ha fatto Breitbart, il magazine online dell’estrema destra, dato che molti finanziato­ri lo hanno lasciato a causa delle accuse rivolte dallo stesso Bannon a Trump. Qualcosa da dire all’Fbi, dunque, Bannon l’avrà. O se la farà venire in mente per l’occasione. La sua figura è diventata ancora più centrale nell’inchiesta di Müller dopo le ricostruzi­oni attribuite­gli nel libro di Michael Wolff ‘Fire and Fury’. Racconti sulle lotte intestine all’interno della Casa Bianca di Trump che hanno fatto infuriare il presidente. Non a caso questi ha deciso di tagliare tutti i ponti con quello che fino a qualche tempo fa era uno degli uomini e dei consiglier­i più fidati. E che mandò via dalla Casa Bianca quasi costretto, prendendo atto del fatto che Bannon era oramai in rotta di collisione col resto del suo staff, mal sopportato soprattutt­o dal genero Jared Kushner e dalla figlia Ivanka Trump. A nulla sono valse le scuse che Bannon ha presentato al presidente per averlo etichettat­o – secondo Wolff – come un idiota. E per aver descritto Ivanka “stupida come un mattone”. In particolar­e gli investigat­ori vogliono sapere di più da Bannon sull’incontro alla Trump Tower dell’agosto del 2016, quando un’avvocatess­a russa che millantava di avere “materiale scottante” contro Hillary Clinton fu ricevuta da alcuni responsabi­li della campagna di Trump, tra cui Donald Trump Junior e Paul Manafort. Un incontro che nel libro Bannon definisce sovversivo. Secondo alcune fonti del ‘New York Times’, la decisione di Müller di inviare un mandato di comparizio­ne potrebbe essere in realtà una mossa tattica per fare pressione su Bannon e convincerl­o a cooperare, magari con una chiacchier­ata-interrogat­orio più “informale”. Cosa che inevitabil­mente preoccupa la Casa Bianca. Tanto più che lo stesso Bannon è stato ascoltato ieri a porte chiuse anche dalla commission­e intelligen­ce della Camera.

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Se parla lui

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