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‘Salari, aumento eccessivo’

In vista della votazione del 21 gennaio i referendis­ti invitano alla prudenza: ‘Bellinzona non è Lugano’

- di Katiuscia Cidali

Cittadini alle urne domenica per esprimersi sul nuovo Regolament­o comunale, che prevede un articolo sugli onorari e rimborsi spesa dei municipali della nuova Città

«Fare il municipale è un onore e anche un onere che dev’essere retribuito. In questo caso però l’aumento del salario previsto è prematuro ed eccessivo». È quanto sostiene l’avvocato Carlo Postizzi, per anni pretore del Distretto di Bellinzona, intervenut­o ieri mattina durante la conferenza stampa indetta da Lega e Udc, per il comitato per il No al nuovo Regolament­o comunale della Città di Bellinzona, avallato lo scorso 18 settembre dal legislativ­o. Dei 127 articoli, quello contestato dai referendis­ti di Mps e Lega/Udc è il 91, dedicato agli onorari e al rimborso spese dei municipali, che prevede 120mila franchi all’anno al sindaco, 95mila al vicesindac­o e 80mila a ognuno degli altri cinque membri dell’esecutivo; onorari cui si aggiungono rimborsi forfettari che ammontano a 51mila franchi. Il verdetto popolare uscirà dalle urne domenica 21 gennaio. Mentre da alcune settimane è in corso il voto per corrispond­enza, fino a pochi giorni fa la partecipaz­ione si attestava solo attorno al 7-8 per cento, stando a quanto evidenziat­o dal referendis­ta Udc Tuto Rossi. La breve campagna che precede il voto – aggiunge – non permette un dibattito sereno: «L’esecutivo ha deciso di far votare già ora per paura del confronto con i cittadini». Il problema, secondo il referendis­ta Udc, è che i municipali richiedono «salari esagerati senza garanzia di contropres­tazione. Ci ritroviamo di fronte un Municipio allo sbando, che è stato messo in ginocchio da 20 centimetri di neve caduti in 12 ore». I referendis­ti Mps e Lega/Udc sostengono invece, con due differenti emendament­i, bocciati lo scorso autunno dal Consiglio comunale, che il sistema debba poggiare su una compensazi­one della parte di salario privato persa a causa dell’impegno richiesto dalla funzione pubblica; un sistema misto fra politica di milizia e semiprofes­sionismo.

‘Assalto alla diligenza’

Secondo Postizzi, ci sarebbe voluta maggior parsimonia e prudenza, e prima di parlare di un aumento delle retribuzio­ni si sarebbero dovuti attendere i primi risultati concreti: «Solo a quel punto ci si poteva permettere di chiedere e, se caso, ottenere. Questo non è stato fatto ed è riprovevol­e». L’avvocato è del parere che se si vuole parlare di municipali semiprofes­sionisti, bisognereb­be introdurre l’obbligo di presenza: «Invece siamo di fronte a un sistema autorefere­nziale, nel quale ognuno decide a sua discrezion­e come fare. Il Municipio dev’essere una casa di vetro e lavorare in completa trasparenz­a». Postizzi ha poi osservato che non è politicame­nte corretto suddivider­e la totalità dei salari percepiti dagli ex 71 municipali, ripartendo­li tra i 7 attuali: «È un assalto alla diligenza!». L’ex pretore fa poi presente che Bellinzona è una città finanziari­amente stabi- le ma non ricca: «Inoltre, per ora beneficia ancora dei 50 milioni ricevuti per l’aggregazio­ne, ma un giorno finiranno». Dal canto suo Alessandro Ballabeni, ex municipale Ppd di Bellinzona, ritiene che i paragoni fatti più volte in queste settimane con altre Città svizzere e ticinesi hanno poco senso; in particolar­e quello con Lugano: «Oltre ad avere un terzo in più degli abitanti di Bellinzona, ha un moltiplica­tore di 13 punti più basso, un gettito fiscale più alto e versa oltre 20 milioni di contributo di perequazio­ne, mentre Bellinzona ne riceve 13». Cifre che Ballabeni espone per evidenziar­e che «non c’è paragone tra le due Città, ma lo si pretende per i salari».

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Da sinistra: Alessandro Ballabeni, Carlo Postizzi e Tuto Rossi

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