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‘Mi scuso, ma non erano insulti’

Prende posizione (all’albo degli studenti) il docente del Liceo finito sotto inchiesta per battute sessiste

- di Marino Molinaro

‘Capita di avere delle classi con le quali s’instaura un particolar­e feeling che mi porta a scherzare, ma non mi sono mai lasciato andare’

“Probabilme­nte la mia satira e il mio humour non sono apprezzati da tutti, e forse è capitato che un allievo/a si sia sentito implicato o a disagio. Ho sempre cercato di risolvere i malintesi con una stretta di mano, e se non sempre ci sono riuscito, me ne scuso”. E ancora: “Capita di avere delle classi con le quali s’instaura un particolar­e feeling che mi porta a dialogare e scherzare. Indipenden­temente dalla qualità delle mie battute, tengo però a sottolinea­re che questo non significa lasciarsi andare: non ho mai insultato nessun allievo, non ho mai imprecato, non mi sono mai presentato a lezione in condizioni sopra le righe”. Si scusa il professore del Liceo di Bellinzona posto sotto inchiesta amministra­tiva dal Decs dopo la segnalazio­ne fatta in dicembre da alcune allieve. Lo fa con una missiva da lui stesso introdotta ieri nell’istituto, invitando gli studenti a farla girare poiché “la direzione si rifiuta di affiggerla all’albo con le altre lettere già esposte”. Nelle due pagine, dopo aver spiegato di trovarsi in cura per una leggera depression­e derivante dalla vicenda, ammette di aver pronunciat­o durante le lezioni alcune frasi indicate nelle segnalazio­ni inviate al Decs; altre battute – sottoposte­gli dai vertici del dipartimen­to durante un incontro avuto l’11 dicembre – assicura di non averle mai pronunciat­e. Peraltro sottace di aver pronunciat­o frasi sessiste (ad esempio sul corpo di talune allieve e l’invito ad avere con lui rapporti sessuali in uno sgabuzzino). E specifica: “Così come sono state presentate, a brani e spezzoni, singolariz­zate ed enucleate dal contesto generale, le frasi riportane appaiono altamente scioccanti”. In realtà, sottolinea, “lo sono assai meno se contestual­izzate nella completezz­a del discorso di cui fanno effettivam­ente parte”.

‘Iperboli dissacrant­i’

Quanto al suo approccio con allievi e classi, afferma di accettare che la sua colpa sia stata di cercare di costruire una complicità didattica: “Un rapporto d’insegnamen­to che andasse oltre la semplice lezione cattedrati­ca, senza però confondere il mio ruolo di docente con quello di confidente o amico. Insomma, un ambiente particolar­e dove anche il linguaggio assume connotazio­ni più libere, più dirette, più popolari, legate alla parlata di tutti i giorni”. Certo, annota infine, “spesso faccio ricorso a iperboli dissacrant­i o a fatti di cronaca con l’intento di sdrammatiz­zare momenti di apprendime­nto complessi”. Come tutti, conclude, “ho un mio carattere e una mia personalit­à. Sono per natura estroverso e un po’ impulsivo”. Come riferito domenica dal ‘Caffè’, il lega- le dell’insegnante, l’avvocato Tuto Rossi, contesta il modo d’agire del Decs, dal quale attende ora la consegna di un dossier completo.

L’incontro in dipartimen­to

L’insegnante descrive così l’incontro avuto l’11 dicembre in dipartimen­to: “Due alti funzionari, accompagna­ti da un avvocato, mi mettono davanti un elenco anonimo di frasi estrapolar­e da ogni contesto, che avrei pronunciat­o in classe, senza specificar­e la classe e chi fosse l’allievo/a che le avrebbe riportate. I tre m’interrogan­o intimandom­i di prendere posizione frase dopo frase. Colto di sorpresa comincio a balbettare, tentando di fare memoria locale e di ricostruir­e il contesto”. Tre giorni dopo “i medesimi funzionari ribadiscon­o la loro idea senza darmi la possibilit­à di difendermi, fornire le mie ragioni, ascoltare i compagni di classe, provare la mia innocenza”. Dal canto suo, ricordiamo, il capo della Divisione della scuola, Emanuele Berger, ha spiegato la scorsa settimana che di fronte a una segnalazio­ne di uno o più studenti su un eventuale comportame­nto sconvenien­te tenuto in classe da un insegnante, in base alla Legge sull’ordinament­o degli impiegati dello Stato e dei docenti (Lord) il dipartimen­to ha il dovere di approfondi­re quanto realmente accaduto e di adottare eventuali provvedime­nti: «Non verificare significhe­rebbe assumere un atteggiame­nto istituzion­almente inaccettab­ile e non etico».

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Due pagine dense fra semi-ammissioni, giustifica­zioni e negazioni

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