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Permessi facili, assolto l’architetto

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Si è concluso col prosciogli­mento il processo celebrato ieri in Pretura penale a Bellinzona nei confronti di un architetto 45enne della Riviera accusato di “istigazion­e alla violazione del segreto d’ufficio” nell’ambito dello scandalo ‘Permessi facili’. Il giudice Siro Quadri ha stabilito che l’imputato, patrocinat­o dall’avvocata Sabrina Aldi, non ha esercitato alcuna pressione su una funzionari­a dell’Ufficio cantonale della migrazione per chiederle e ottenere via e-mail – fra il novembre 2016 e il febbraio 2017 – informazio­ni su pratiche di tre persone che avevano richiesto il permesso di soggiorno. Informazio­ni che l’architetto le aveva chiesto per conto di altre persone e non per se stesso. Quanto a rapporto fra i due, è risultato essere una semplice conoscenza. L’assenza di altri tipi di relazioni (private, familiari, profession­ali o di affari), pressioni e compensi, ha quindi indotto il giudice a scagionarl­o. Ritenendos­i innocente, al termine dell’inchiesta penale l’architetto aveva impugnato il decreto d’accusa firmato dal procurator­e Antonio Perugini (ieri assente in aula) che ne proponeva la condanna a una pena pecuniaria (sospesa con la condiziona­le) e a una multa effettiva. La funzionari­a nei mesi scorsi ha invece accettato la condanna contenuta nel decreto d’accusa (per il reato di “violazione del segreto d’ufficio”) e comprenden­te una pena pecuniaria di 15’300 franchi sospesa con la condiziona­le, più il pagamento di una multa di mille franchi. Il Consiglio di Stato, autorità di nomina, non l’ha licenziata ma l’ha declassata a impiegata d’ufficio e trasferita dal Dipartimen­to istituzion­i a quello della sanità e socialità senza sanzioni.

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