La normalità delle cose
Federer brilla, come è abituato a fare. Il tennis, però, recupera anche altri grossi calibri, ed è un bene per lo spettacolo
Anno nuovo, tennis vecchio. O meglio: è come se il tennis stesse sistemando lentamente le cose, messe a soqquadro da un’annata, la scorsa, consegnata agli archivi con storie che di ordinario avevano poco: il grande ritorno sulla scena, e al successo, di Roger Federer; la fiera resistenza di Rafa Nadal, che con l’amico si è spartito la posta, salvo poi pagare dazio in termini di articolazioni; i patemi di Djokovic, gli infortuni che hanno tolto di scena il serbo, ma anche Wawrinka e Murray, e tanti altri protagonisti; un Masters vinto con merito da Dimitrov, uno che se ci fossero stati i più bravi. mai l’avrebbe portato a casa; un torneo finale, oltretutto, al quale hanno avuto accesso Sock e Carreno Busta, veri e propri intrusi, legittimati solo dalle altrui assenze. Insomma, di tutto e di più. A scapito, va detto, della qualità del prodotto e dello spettacolo. A quello contribuirono i citati Federer e Nadal. Bontà loro (e nostra), non hanno smesso di farlo. Fortunatamente, non sono più soli. Anche se è a loro, sicuri di stare davvero bene, che il tennis chiede il massimo sforzo, in termini di intrattenimento. Abbiamo recuperato anche Djokovic e Wawrinka, certo, ed è un passo avanti. Un passo in direzione della normalità delle cose, di un tennis che avevamo posteggiato per qualche mese, per riscoprirlo a Melbourne, curiosi di verificare se davvero è tutto (o quasi)
come prima, con molti protagonisti di nuovo all’altezza della loro fama. Che tennis, per Roger, al debutto contro lo sloveno Bedene. Giusto il tempo di cancellare l’iniziale emozione legata al ritorno sulla scena del trionfo di un anno fa – «Mi ha fatto un enorme piacere ritrovare questo pubblico, di ricordarmi da quale parte del campo
mi trovavo in occasione del match ball contro Nadal» – e poi via: colpi precisi, letali, servizio intrattabile, tennis d’attacco, centrato, tanti vincenti (e qualche errore conseguenza del rischio assunto). Insomma, le cose messe in chiaro sin dai primi scambi, una superiorità marcata, mobilità e tonicità ai livelli di guardia. La normalità delle cose.
Torna il caldo
Il secondo ostacolo sulla via che potrebbe condurre Federer al 20esimo Slam è rappresentato dal tedesco Jan-Lennard Struff (Atp 55). C’è un unico precedente tra i due, sull’erba di Halle: vinse Roger in due set. Difficile che gli venga assegnata la ‘night session’ anche domani, visto che Novak Djokovic sarà opposto a Gaël Monfils, in un duello che promette decisamente di più, sul piano dell’intrattenimento. Non ce ne voglia il basilese, non è colpa sua. È il suo rivale a costringere gli organizzatori a programmare il match nel pomeriggio, in ore in cui l’annunciata canicola sarà un avversario in più da domare.