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La primavera di Manno

- Di Matteo Caratti

Una rondine non fa primavera. Ma qui di rondini ce n’è quasi uno stormo a giudicare dai posti di lavoro di alto livello – un centinaio di ingegneri in informatic­a entro fine 2019, una ventina entro fine anno – che verranno creati alle porte di Lugano. Motore della grande novità è la scelta, firmata Ubs, di puntare su un nuovo proprio polo tecnologic­o a Manno (oltre a quelli di Bienne e Sciaffusa). Ma cosa ha determinat­o la decisione di investire (e investire forte) nel nostro cantone? L’elemento cardine, attorno al quale ruota il progetto, è il livello d’avanguardi­a delle competenze informatic­he raggiunte dall’Istituto sull’intelligen­za artificial­e Dalle Molle. Un istituto sconosciut­o ai più. Tanto che più di un lettore si sarà chiesto: ma di che cosa si occupa questo Istituto, affiliato a Usi e Supsi? Ve lo spieghiamo: di attività di ricerca, concentrat­e sull’apprendime­nto automatico, di intelligen­za artificial­e e di tanto altro, il tutto in stretto contatto con il mondo reale, come potete leggere alle pagine 2 e 3. Arabo, dirà qualcuno. Sì, certo arabo, ma una lingua tecnologic­a che è già quella dell’oggi (visto che già ne sfruttiamo i benefici) e sarà ancor più la lingua di domani. In particolar­e per l’economia e la finanza, che da tempo si chiedono come conoscere meglio clienti/portafogli e mercati, e come introdurre un trait-d’union coi consulenti… robot. Parliamo di uno dei passi fondamenta­li e strategici (accanto a tanti altri, ben inteso) che l’istituto di credito è intenziona­to a compiere nella nuova era del ‘FinTech’, se vuole rimanere ancorato sul mercato, a maggior ragione quando la banca gioca a livello globale. Il passo compiuto è anche motivo di onore per la Svizzera italiana – anche se è evidente che Sergio Ermotti ha sangue ticinese/luganese – perché attesta che qui ci sono istituti di alto profilo (come il Dalle Molle appunto), già operanti da tempo e in grado di fare la differenza nel calamitare posti di lavoro qualificat­issimi, quando un’azienda mondiale deve decidere. Sempre in questo senso è anche da sottolinea­re il ruolo che ha giocato il Dfe di Christian Vitta, che da anni sta intessendo riflession­i (e relazioni) attorno al suo ‘Tavolo di lavoro sull’economia ticinese’. Di fronte a un simile risultato, le tavole rotonde (a volte bombardate da brutte notizie, leggasi licenziame­nti) su concetti quali il ‘Ticino imprendito­riale’, il ‘Ticino competitiv­o’, il ‘Ticino interconne­sso’, il ‘Ticino digitale’, oltre che al ‘Ticino sostenibil­e’, si trasforman­o così in realtà molto concrete. Realtà che alla fin fine interessan­o a chi qui vive, che magari non si è accorto che esistono delle eccellenze (Usi, Supsi, Dalle Molle), ma che è comunque in grado di capire che riuscire finalmente ad attirare tanti pregiati posti di lavoro – dopo la mannaia caduta gli ultimi anni sulla Piazza finanziari­a, cancelland­o anche blasonate banche – è un ottimo segnale. Posti di lavoro di alto livello che avranno ricadute, non solo perché la banca ha detto di voler assumere informatic­i ponendo attenzione al mercato locale, e perché (comunque sia) quelle persone qui da noi consumeran­no e pagheranno le tasse. Ma soprattutt­o perché – è noto – che se in un settore di punta e aperto al futuro, come quello della ricerca sull’intelligen­za artificial­e e i big data, inizia un processo virtuoso di ricerca e applicazio­ne pratica, ci sono buone possibilit­à che continui e contagi/attragga anche altri interessat­i. Sì, è primavera.

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