Clamoroso autogol per tutto il Ticino!
“Lanciare un segnale” è un atto legittimo, talvolta addirittura stuzzicante. Nel caso dell’iniziativa “No Billag”, se approvata, con un semplice e innocente “segnale”, tutti i segnali – quelli veri, trasmessi dalle nostre radio e Tv, pubbliche e private – chiuderanno. Le conseguenze saranno disastrose non solo per l’economia, ma anche per la cultura. In gioco ci sono, nella sola Svizzera italiana, 1’700 posti di lavoro diretti e indotti. Senza contare poi il valore aggiunto e gli effetti indiretti. Inoltre, le entrate derivanti dal versamento del canone vengono ridistribuite sul territorio nazionale mediante (...)
di Raffaele De Rosa, deputato Ppd
Segue dalla Prima (...) un sistema di perequazione. In quanto ticinesi, grazie a questo sistema, ne traiamo un concreto vantaggio, poiché l’utenza versa circa 50 milioni di franchi all’anno di canone, mentre le emittenti radio e Tv della regione italofona ne ricevono, per contro, circa 210. Per ogni franco versato, insomma, tornano sul territorio della Svizzera italiana ben quattro franchi! Entrate di cui beneficiano tutte le radio e le Tv del nostro Cantone, ovvero Rete Uno, Rete Due, Rete Tre, Radio 3i, Radio Fiume Ticino, La 1, La 2 e TeleTicino, ma anche eventi o manifestazioni culturali di portata internazionale, come il Locarno Festival, uno dei maggiori generatori di turismo nazionale ed internazionale dell’estate della Svizzera Italiana, con ricadute positive per tutto il Cantone Ticino. Anche l’Orchestra della Svizzera Italiana subirebbe un duro colpo difficile da parare. Tornando al canone, è importante sapere che, ad esempio per la Ssr-Srg, gli introiti legati al canone rappresentano il 75% circa dei ricavi, mentre soltanto un quarto deriva dalle pubblicità. La situazione è probabilmente simile per molte altre radio e Tv. È impensabile immaginare che, da un giorno all’altro, queste strutture riusciranno a ri- cavare il 100% delle entrate unicamente dalle pubblicità, specialmente in questi anni di crisi. Senza contare che ora i soldi del canone e gli introiti pubblicitari sono spesi o reinvestiti interamente in Svizzera, mentre se le nostre radio e Tv dovessero scomparire, questi soldi andrebbero alle emittenti straniere, lasciando poco o nulla sul nostro territorio. Inoltre, solo votando no, le nostre realtà locali, le regioni periferiche come il Ticino e le sue valli potranno continuare ad avere una voce nel contesto mediatico regionale e nazionale. Invito quindi tutti a riflettere veramente a fondo sulle ripercussioni che potrebbero esserci sul piano sociale, economico e culturale in caso di accettazione dell’iniziativa. Per evitare un clamoroso autogol, voterò No a “No Billag”.