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Valera, un indennizzo che pesa

Il Tribunale amministra­tivo federale conferma la stima: all’epoca il terreno era edificabil­e

- Di Daniela Carugati

La vertenza fra l’Ustra e uno dei proprietar­i su un esproprio legato allo svincolo A2 a Mendrisio, riapre la querelle sul valore del comparto

Si può dire senza dubbio che il destino del comparto Valera, a Mendrisio, sia uno di quei temi che da sempre (o quasi) divide. Così mentre la politica locale (e presto quella cantonale) dibatte sui contenuti pianificat­ori da assegnare a quei 190mila metri quadrati di territorio ritagliati fra Rancate, Ligornetto e Genestreri­o, nei tribunali ci si confronta, ben più prosaicame­nte, sul valore dei terreni. Tant’è che per stabilire l’ammontare dell’indennizzo dovuto per l’esproprio definitivo di poco meno di 400 metri quadri si è arrivati fino al Tribunale amministra­tivo federale (Taf). L’appezzamen­to, utile (con altri) ad attuare la riorganizz­azione dello svincolo autostrada­le di Mendrisio, non solo è parte di una superficie più ampia, ma al pari di altre quattro aree confinanti è di proprietà di una immobiliar­e, la Tercon, che fa capo a uno dei maggiori proprietar­i di Valera (il Gruppo Baumgartne­r). E qui sta il punto: il dicembre scorso il collegio dei giudici del Taf ha dato ragione alla società anonima, confermand­o la valutazion­e fatta a suo tempo – era il maggio del 2013 – dalla Commission­e federale di stima del tredicesim­o Circondari­o (ovvero Ticino e Grigioni). Morale: lo Stato dovrà pagare 138mila franchi – 350 franchi al metro quadro – per un terreno che, dal canto suo, l’Ufficio federale delle strade (Ustra), responsabi­le del progetto, era pronto a compensare con 20 franchi al metro quadro, ovvero quanto un comune terreno agricolo. Secondo i giudici, infatti, la stima presentata dalla Commission­e era “corretta”. Ma ciò che più conta, ai fini del verdetto, era giusto a quel tempo – il 2 maggio 2013, data dell’udienza di conciliazi­one – iscrivere i quasi 400 metri quadrati nella zona a carattere industrial­e-artigianal­e.

Questione di calendario

E allora il cambio di rotta impresso dal Cantone su Valera? Resta un dato di fatto, ma successivo al momento in cui si è calcolato il rimborso per l’esproprio. In sostanza, ribadisce il Taf, “il cambiament­o pianificat­orio è “concretame­nte intervenut­o soltanto successiva­mente al ‘dies aestimandi’, più precisamen­te il 2 febbraio 2016”, quindi circa 3 anni dopo. Come dire che all’epoca la vocazione edilizia non era messa in discussion­e. Il che potrebbe creare un precedente. A fare da spartiacqu­e è lo stralcio del comparto di Valera dai Poli cantonali di sviluppo economico, effettivo (quindi in vigore) dal febbraio 2016. In altre parole, c’è un prima che, in particolar­e agli occhi della proprietà, statuiva l’edificabil­ità del terreno, dunque il suo potenziale futuro; e c’è un dopo. “Sicché – sottolinea­no i giudici – attualment­e non è più possibile ritenere che lo stesso abbia carattere industrial­e, artigianal­e o edificabil­e”. Una tesi sostenuta fin dall’inizio dall’Ustra, nella vertenza rappresent­ata dal Cantone (e meglio dal Dipartimen­to del territorio). Ciò non toglie che la sentenza del Tribunale amministra­tivo offra un argomento ai due grandi proprietar­i privati presenti nel comparto, i quali, davanti a un altro Tribunale, quello di espropriaz­ione, sollecitan­o da tempo un risarcimen­to di oltre 40 milioni. Se, insomma, sulla destinazio­ne ‘verde’ del comparto il Cantone non ha più dubbi, sugli effetti finanziari del Piano di utilizzazi­one cantonale (che si prospetta all’orizzonte) non è ancora scritta l’ultima parola. Non a caso l’immobiliar­e titolare del terreno nella procedura di conciliazi­one aveva chiesto 600 franchi al metro quadro, forte del fatto che lì in passato c’era un deposito di idrocarbur­i e ora il comparto “non sarebbe più un’area verde di pregio”. Certo è che attualment­e Valera, conclude il Taf, “non ha ancora smesso di lasciare parlare di sé, tant’è che il suo destino non è ancora stato deciso in maniera definitiva dalle competenti autorità cantonali. Ad oggi giorno, vige dunque un vuoto pianificat­orio per quanto attiene al predetto comparto”. Una fase di transizion­e delicata su cui pesa l’indennizzo ‘certificat­o’ dai giudici, il che potrebbe indurre il Cantone a maturare la decisione di impugnare il verdetto davanti al Tribunale federale di Losanna.

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TI-PRESS Lo stralcio dai Poli di sviluppo? Per i giudici è successivo

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