Il giusto peso alle cose
L’occasione di andare avanti era ghiotta, ma Belinda Bencic, matura e consapevole, relativizza e guarda oltre
«Ha disputato una grande partita. Non sono riuscita a trovare la chiave del suo gioco». Così, senza fare drammi né accampare scuse, Belinda Bencic ha commentato la sua uscita di scena dal torneo, battuta dalla qualificata thailandese Luksika Kumkhum (Wta 124). Un’eliminazione un po’ a sorpresa, tenuto conto della sensazione destata al debutto, contro Venus Williams. Dopo la quale qualcuno, un po’ frettolosamente, l’aveva indicata tra le favorite del torneo (in stile Ostapenko, che vinse a Wimbledon, e Sloane Stephens, che trionfò a New York). Non l’aiuta, che le abbiano già appiccicato addosso quello scomodo “swiss miss” che fu di Martina Hingis, scomoda etichetta. Stupisce meno che Bencic sia fuori così presto, se si considera che la sangallese torna da lontano, e per ritrovare le migliori sensazioni e l’auspicata costanza di rendimento deve ancora pazientare e giocare molti altri incontri. Con tante incognite con cui fare i conti, non deve sorprendere che la forma possa regalare, nell’arco di poche ore, grandi partite nelle giornate buone, e controprestazioni in quelle negative. Se poi l’avversario è di quelli sgraditi... «La conoscevo – ha commentato la 22enne elvetica–, l’avevo affrontata e battuta due volte, ma sapevo che sarebbe stato un turno complicato. Il suo ranking non rende onore alla qualità del suo tennis. La vittoria contro Venus non ha influito sulla mia prestazione, l’avevo metabolizzata bene. Il problema, contro Kumkhun, è che la tattica adottata non si è rivelata vincente. Poco male, mi restano le molte sensazioni positive provate dal giorno del mio rientro sul Circuito, dallo scorso autunno. Un percorso, ai miei occhi, semplicemente magnifico». Un motivo di rammarico, però, ci sarebbe: l’eliminazione a sorpresa della tedesca Julia Georges, quindici vittorie e tre tornei vinti di fila. In quella parte di tabellone la strada è sgombra. Vi è da credere che Belinda un veloce pensierino all’occasione persa l’abbia fatto. Prima, però, di un pronto ritorno alla realtà. Maturata,
diventata... adulta, Belinda fa prova di una serenità che sarà di grande aiuto nel recupero del tennis che ne fece addirittura una Top-10. «Qui a Melbourne è andata anche meglio del previsto. Ho giocato molto bene, sono in forma, non ho dolori e sono rientrata nel Top-70».
Rilancio personale e tecnico
Giocare (nuovamente) accanto a Federer alla Hopman Cup le ha giovato, l’ha stimolata. Riceverne suggerimenti preziosi e apprezzamenti è stato d’aiuto per l’autostima, più che per gli aspetti
tecnici del suo gioco. Ma si sa quanto la testa sia essenziale, nel tennis. Vivere per alcune settimane la propria carriera senza la presenza della famiglia ha prodotto il salto di qualità sul piano personale e della maturità di un’atleta ora più consapevole, in grado di relativizzare una sconfitta, per quanto severa questa possa essere. In quanto lo sguardo è già proiettato alla prossima scadenza della stagione che sarà del rilancio. Quello personale sembra già essere stato completato. Quello sportivo, solo abbozzato, ne sarà una conseguenza diretta.