Debby si gioca i Giochi
Sabato Deborah Scanzio avrà l’ultima possibilità di staccare un biglietto per Pyeongchang: dovrà chiudere tra le prime 16
Una gobba affrontata nel modo sbagliato, un “grab” mancato, un atterraggio non sufficientemente pulito, una discesa troppo lenta. E in un attimo, il sogno olimpico svanisce. È una situazione in cui non avrebbe mai voluto trovarsi Deborah Scanzio, che sabato nella tappa di Coppa del mondo di Mont Tremblant si giocherà la sua ultima chance di qualificarsi per i Giochi di Pyeongchang, al via tra 22 giorni. Alla ticinese serve un risultato tra le migliori 16 nel moguls per adempiere ai criteri minimi (B) richiesti da Swiss Olympic per volare in Corea. In caso contrario, rimarrebbe solo una piccolissima speranza legata a un eventuale “ripescaggio” da parte dei vertici olimpici nazionali, ma come ci ha spiegato pure Andrea Rinaldi (vedi correlato sotto), le chance sarebbero davvero minime, se non nulle. «Effettivamente mi trovo in una situazione veramente difficile e ne avrei volentieri fatto a meno – ci spiega la 31enne di Piotta, che si trova in Nord America già da un paio di settimane –. Il mio posto a livello internazionale lo avrei, visto che nella speciale classifica della Fis relativa proprio ai 30 atleti selezionabili per le Olimpiadi io sono 18ª. Inoltre l’anno scorso, in una stagione tutt’altro che positiva per me, ai Mondiali (l’appuntamento più simile ai Giochi) ho comunque chiuso ottava nel moguls, che equivarrebbe a un diploma olimpico. Ai grandi appuntamenti non ho mai fallito e il potenziale per fare bene anche stavolta lo avrei, ma non so che tipo di ragionamenti farebbero a Berna. In ogni caso io voglio e devo conquistare la qualificazione sabato in pista».
Pista che però finora non ha ripagato Debby come avrebbe sperato dopo l’ottima preparazione estiva, durante la quale proprio in vista dell’appuntamento a cinque cerchi aveva pure inserito delle figure nuove nei suoi salti... «Ancora adesso fatico a capire esattamente perché mi trovo in questa situazione. La preparazione estiva era andata molto bene e sia a livello tecnico, sia sul piano fisico e mentale mi sentivo pronta. Poi però nell’esordio stagionale di Ruka sono uscita di pista quando stavo disputando un’ottima manche, sicuramente da finale (ha chiuso 24ª). E in quel momento
qualcosa si è inceppato. Il fatto di non essere riuscita a conquistare già a in quell’occasione, quando ero così in forma, il limite per i Giochi, mi ha messo addosso tanta pressione, inevitabilmente aumentata nelle gare successive con il risultato che non arrivava. Per contro sono arrivati i dubbi, che non mi permettono di sciare come so fare. C’è comunque anche da dire che il livello in Coppa del mondo si è alzato e ogni minimo errore lo paghi caro. Se in passato magari anche con una discesa discreta a volte riuscivi ad andare in finale, oggi non è più così. Bisogna azzeccare la manche giusta e finora io non ci sono ancora riuscita». Di certo, quello che non manca alla ticinese è la determinazione e lo spirito di sacrificio... «Questa settimana avremmo avuto cinque giorni di pausa, ma ho chiesto di poter andare lo stesso a sciare e infatti per tre giorni mi sono fatta quattro ore di viaggio per potermi allenare. Non è che ho potuto fare miracoli, ma perlomeno non sono rimasta a casa a pensare, che sarebbe stato peggio. Inoltre non volevo lasciare nulla di intentato. Ho sciato tanto, sono anche caduta prendendo qualche botta, ma perlomeno so di averci provato fino in fondo». Per Deborah, quella di Pyeongchang sarebbe la quarta Olimpiade, ma la prima con i colori rossocrociati, visto che a Torino 2006 (9° posto), Vancouver 2010 (10°) e Sochi 2014 (11°) aveva gareggiato per l’Italia... «Proprio per questo ci tengo tantissimo e rimanere fuori sarebbe una grandissima delusione, uno schock. Anche perché questa potrebbe essere la mia ultima stagione e chiudere così la carriera farebbe troppo male. Una carriera lungo la quale ho realizzato tantissimi sogni, ma poter difendere i colori del mio Paese ai Giochi Olimpici è quello più grande. Spero tanto di poterlo realizzare».