‘Un paio di casi gravi a giornata’
Violenza sportiva, la Federazione calcio sanziona regolarmente allievi e attivi. Si prova a sensibilizzare
Multe e squalifiche non bastano. Biancardi: ‘Anche perché uno dei grossi problemi sono i genitori’.
«Dipende dal periodo di campionato, perché a fine stagione le cose precipitano... Ma diciamo che normalmente i casi gravi su cui dobbiamo chinarci ogni domenica sono due o tre, sia a livello di allievi che di attivi». A Fulvio Biancardi, presidente della Federazione ticinese di calcio, abbiamo chiesto di quantificare il fenomeno. E dalla risposta si capisce l’urgenza di mettere un freno a una situazione che ha raggiunto l’apice (si spera) nel maggio dell’anno scorso, quando un giocatore ha sferrato un pungo all’arbitro e la Federazione ha sospeso per una giornata tutti i campionati di calcio giovanile. Caso emblematico e risposta forte, con tanto di inasprimento delle sanzioni (multe e giornate di sospensione). «Un giro di vite che ha avuto, almeno inizialmente, un effetto deterrente». In realtà non sono cifre o punizioni realmente in grado di far cambiare le abitudini... «Abbiamo un tariffario – spiega il presidente –. Se ad esempio il giocatore dice “scemo” all’arbitro, prende il cartellino rosso e sta fuori due giornate (pagando 100 franchi per l’insulto oltre ai 30/60 per il cartellino rosso, ndr). Di questi casi ne registriamo una ventina ogni giornata. Poi ci sono quelli gravi, che vengono segnalati alla Federazione dall’arbitro: rissa, pestaggio, intervento di spettatori ecc. In questi casi è la nostra Sezione disciplinare a decidere la sanzione». La stessa Federazione è conscia che queste misure non bastano: occorre lavorare sul lungo termine, educando sui valori dello sport le nuove generazioni, e i loro genitori. Perché «uno dei grossi problemi del calcio giovanile sono proprio i genitori», rileva il presidente nel presentare alla stampa le iniziative intraprese dal gruppo di lavoro ‘Fairness’, che opera in collaborazione con il Dipartimento educazione, cultura e sport. Gli scontri di domenica alla Valascia hanno di nuovo dimostrato – semmai ce ne fosse ancora bisogno – che il lavoro da fare sul piano della sensibilizzazione resta immenso. Anche il direttore del Decs Manuele Bertoli richiama i recentissimi fatti di Ambrì: «Lo sport perde la sua anima se si mischia con questi comportamenti. La questione del fair play dentro e fuori dal campo di gioco è dunque molto importante e occorre continuare a impegnarsi per questi valori». Tra le misure adottate dal ‘Fairness’ anche una carta etica inviata a tutte le società, da far sottoscrivere non soltanto ai tesserati, ma anche ai genitori (leggi a lato). Alle società è stato inoltre proposto un cartellone da esporre in campo, nel quale si invita alla sportività. Infine sono stati coinvolti gli allievi delle classi terza, quarta e quinta elementare del Ticino e del Grigioni italiano nella partecipazione al concorso con un disegno corredato di uno slogan. «Si spera – conclude Biancardi – che questo costituisca anche una buona opportunità per sensibilizzare i ragazzi e le ragazze indipendentemente dalla loro iscrizione a una società sportiva di calcio».