Dal Vallese un piano B in caso di ‘No Billag’
Tre deputati ipotizzano un contributo volontario per i media audiovisivi
Tre deputati vallesani appartenenti a diversi partiti hanno presentato ieri un piano B destinato ai media regionali, qualora l’iniziativa ‘No Billag’ in votazione il 4 marzo dovesse essere accettata. I granconsiglieri propongono l’istituzione di un contributo cantonale volontario che sarebbe percepito automaticamente presso tutte le economie domestiche vallesane. Jérôme Desmeules (Udc), Marcel Gaspoz (Ppd) e Xavier Mottet (Plr) hanno infatti deciso di non aspettare l’esito delle urne e di accantonare le loro opinioni personali per immaginare una soluzione alternativa nel caso in cui ‘No Billag’ dovesse ottenere la maggioranza, hanno indicato ieri a Sion. Per quanto riguarda il contributo volontario cantonale, ne sarebbero esentate le persone che beneficiano di prestazioni complementari, nonché gli ospiti delle case per gli anziani. Inoltre chi dovesse rifiutare la contribuzione dovrebbe intraprendere le pratiche volte a ottenerne l’esonero. Essa sarebbe percepita dal fisco cantonale, oppure dagli enti comunali per l’erogazione delle energie. Convinti dell’attaccamento dei vallesani ai loro media audiovisivi (Canal 9, Rhône Fm, Radio Chablais e la radio altovallesana Rro), i deputati stimano la contribuzione a 7 franchi al mese, con una partecipazione volontaria dell’80%. Sarebbe così possibile riunire circa 11 milioni di franchi, un importo equivalente all’attuale parte del canone radiotv riversato ai media cantonali (9 milioni) e alla spesa rappresentata dagli uffici vallesani della Ssr.
Cantoni orientali e Coscienza
Svizzera contro l’iniziativa
Un Sì a ‘No Billag’ metterebbe a rischio l’esistenza dell’offerta della Ssr nonché di numerosi media privati, soprattutto nella Svizzera orientale trilingue, caratterizzata da varietà regionale e da particolarità politiche. Per questi motivi, la Conferenza dei governi della Svizzera orientale raccomanda di respingere l’iniziativa in votazione il 4 marzo. Stando a una nota diffusa ieri da quest’ultima non è inoltre possibile offrire un panorama mediatico diversificato basandosi unicamente su finanziamenti provenienti dagli abbonati e da pubblicità. Secondo il Comitato del gruppo di studio e d’informazione apartitico e aconfessionale Coscienza Svizzera se l’iniziativa venisse accettata distruggerebbe il servizio pubblico e l’offerta sarebbe nelle sole mani del mercato. Ciò viene considerato, in una nota diramata ieri, “un modello estremo dagli effetti boomerang: per la sovranità degli utenti, per i costi d’accesso ai programmi, per l’educazione e capacità civica del cittadino e la cultura del Paese; infine per l’occupazione e gli equilibri regionali e le minoranze linguistiche”.