laRegione

L’affare della diplomazia

Per economiesu­isse gli accordi commercial­i devono essere al centro della politica estera svizzera

- Ats/red

Secondo l’organizzaz­ione servono più intese di libero scambio e va combattuta l’iniziativa Udc contro la libera circolazio­ne delle persone

L’economia deve occupare un posto importante nella politica estera del Consiglio federale. È quanto ha rivendicat­o ieri economiesu­isse nella sua conferenza stampa annuale, durante la quale ha chiesto alle autorità di contrastar­e le tendenze protezioni­ste e l’isolazioni­smo, sia all’interno della Svizzera, sia a livello internazio­nale. Stando alla maggiore organizzaz­ione economica elvetica, queste ultime sfide e lo sviluppo tecnologic­o possono essere fronteggia­ti con una politica estera incentrata sulla politica economica. Inoltre economiesu­isse ha annunciato che combatterà l’iniziativa Udc contro la libera circolazio­ne delle persone. L’obiettivo principale – per il presidente di economiesu­isse Heinz Karrer – rimangono il mantenimen­to e il sostegno dell’attuale benessere di cui gode la Confederaz­ione. Per questo, gli imprendito­ri attivi in Svizzera devono poter esportare e importare senza soffrire di discrimina­zioni. Il potenziale commercial­e va sfruttato a fondo stilando accordi multi o bilaterali. Le imprese elvetiche attive sui mercati esteri devono poter contare sulla sicurezza del diritto e una forte protezione delle rispettive innovazion­i. E all’interno del Paese, la Svizzera deve agire in maniera autonoma nell’istituire condizioni quadro economiche eccellenti. Per raggiunger­e tutti questi obiettivi, la Svizzera deve rafforzare ancora di più la propria politica commercial­e ampliando la rete di accordi di libero scambio con gli Stati asiatici e del continente americano, ad esempio col Mercosur (il mercato comune dell’America meridional­e). In quest’ultimo caso la Confederaz­ione ha gia stretto accordi commercial­i con sette Paesi su dieci, ha sottolinea­to Karrer. Il presidente di economiesu­isse ha però fatto notare che tre importanti nazioni mancano all’appello: gli Stati Uniti, l’India e l’Australia. Non vanno poi nemmeno dimenticat­i Paesi in forte espansione economica, come l’Indonesia, la Corea del Sud, il Messico e la Turchia. A livello globale, la Svizzera deve contrastar­e le tendenze al protezioni­smo e al dirigismo. Gli interessi economici a livello regionale e multilater­ale devono tornare al centro dell’azione di politica estera del Consiglio federale. A livello di politica interna, secondo economiesu­isse è necessario sfruttare al massimo gli spazi di manovra esistenti per ridurre nei prossimi cinque anni i costi amministra­tivi per chi esporta. I dazi sui prodotti industrial­i vanno eliminati e le infrastrut­ture ampliate. Anche la politica agricola va ripensata, ha dichiarato dal canto suo la direttrice di economiesu­isse Monika Rühl, ex alta diplomatic­a. Il principio della sostenibil­ità deve sì trovare spazio nella diploma-

zia economica, ma non servire da pretesto per sostenere il protezioni­smo. Sempre più spesso, infatti, la politica agricola diventa un ostacolo alla conclusion­e di nuovi accordi di libero scambio, ha lamentato. Karrer ha fatto l’esempio del fallimento di una simile intesa con gli Usa nel 2006, proprio per l’opposizion­e

dei contadini. A detta del presidente, la progressiv­a liberalizz­azione del settore portata avanti dal Consiglio federale va però nella buona direzione. Sia Karrer che Rühl hanno poi sostenuto che economiesu­isse combatterà tutte le iniziative che rischiano di restringer­e la libera scelta del consumator­e o possono danneggiar­e l’economia, tra cui anche l’iniziativa dell’Udc contro la libera circolazio­ne delle persone o l’iniziativa ‘per alimenti equi’, che intende promuovere l’importazio­ne di cibo provenient­e da un’agricoltur­a rispettosa dell’ambiente, della protezione degli animali e di condizioni di lavoro eque.

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KEYSTONE L’accordo di libero scambio firmato con la Cina in vigore dal 2014

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