Esodo di massa da Idlib
Oltre 110mila bambini in fuga dall’enclave siriana sotto il fuoco dell’offensiva governativa
Le operazioni attorno all’ultima area controllata dai ribelli mettono a rischio decine di migliaia di civili già sfollati da Aleppo
Damasco – Nelle ultime settimane, oltre 110mila bambini (su più di 200mila persone) sono stati costretti ad abbandonare le proprie case a causa dei combattimenti in corso a Idlib, nel nord della Siria, in un nuovo grave movimento di sfollati interni. Lo denuncia Save The Children in un comunicato diffuso ieri. “L’escalation dei combattimenti nella parte meridionale di Idlib – informa l’Ong attiva nella tutela dei minori – ha dato luogo a uno dei più gravi spostamenti di massa in Siria dall’inizio del conflitto”. Sono oltre settemila le persone costrette a spostarsi quotidianamente, il quadruplo di quelle che avevano subito lo stesso destino nel corso delle ultime fasi dell’offensiva su Aleppo. In questo caso, le operazioni contro l’ultimo ridotto di resistenza delle formazioni jihadiste sembrano svolgersi in un sostanziale disinteresse del mainstream informativo internazionale, per il quale la guerra civile siriana è da considerarsi, se non conclusa, ormai poco interessante. I bombardamenti hanno portato alla chiusura centinaia di scuole e raso al suolo case e ospedali. Molti sono costretti a rimanere notte e giorno all’aperto, dove sono esposti a temperature gelide, o in edifici abbandonati. I collaboratori di Save the Children, informa ancora l’Ong, prevedono che altre “decine di migliaia di persone” saranno costrette a fuggire verso nord nelle prossime settimane, quando su Idlib si stringerà ancora di più il cerchio degli assedianti. Ospedali e scuole distrutti dalle bombe si contano a decine, mentre sono oltre cinquecento le scuole chiuse.
L’allarme di Save the Children
Il nuovo massiccio esodo sta mettendo alle corde l’attività delle agenzie umanitarie attive sul posto. Idlib, ricorda Save the Children, dava già precario riparo a più di un milione di sfollati che vi hanno cercato un rifugio o si sono trasferiti qui da altre parti della Siria. Molti dei rifugiati a Idlib vi erano giunti per sfuggire alle devastazioni subite da Aleppo o da altre città, mentre altri vi hanno fatto ritorno di recente di ritorno dai campi profughi di Libano e Turchia. A lungo considerata una roccaforte dell’opposizione, Idlib era pur stata dichiarata zona di “de-escalation” lo scorso maggio con un accordo firmato dal governo siriano, dall’Iran, dalla Turchia e dalla Russia. Tuttavia i combattimenti sono tornati a intensificarsi rapidamente e sono ora ulteriormente peggiorati. “Ciò a cui stiamo assistendo è orribile e indica che il conflitto in Siria è lontano dalla fine. Milioni di persone restano intrappolate in un’area di guerra dove subiscono ciclicamente bombardamenti. Tutte le parti coinvolte nel conflitto continuano a mostrare completo disprezzo per le vite e il benessere dei bambini”, ha dichiarato Sonia Khush, direttrice di Save the Children in Siria. La situazione peggiora di giorno in giorno.“Non ci sono abbastanza ripari, cibo, acqua e medicine e le infrastrutture sono erose giorno dopo giorno – ha aggiunto Khush –. I nostri partner sul campo riferiscono che regolarmente trovano rifugio in una sola casa più famiglie. Molti altri non hanno un luogo chiuso dove ripararsi, nonostante le temperature siano gelide di notte. Alcune famiglie sono state costrette a spostarsi più volte. La cosa peggiore – ha concluso – è che tutte queste persone sono state spinte in un’area ancora più ridotta e sovraffollata, senza una reale via d’uscita”. Iniziata al principio di gennaio, l’offensiva delle forze governative sull’enclave ribelle aveva come obiettivo iniziale la riconquista della base aerea di Abu Duhur, caduta nelle mani dei combattenti di al-Nusra nel settembre del 2015 (quando i qaedisti fucilarono tutti i superstiti della battaglia), ma ora punta al controllo dell’intera area. Bashar al Assad rivuole tutta la Siria.