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Le associazio­ni dell’edilizia a difesa della Lia

- Di Generoso Chiaradonn­a

La legge sulle imprese artigianal­i (Lia), varata nel 2016, sostenuta e promossa dall’Unione associazio­ni dell’edilizia (Uae), “è uno strumento non discrimina­nte, che permette di introdurre regole e controlli” per la salvaguard­ia dell’interesse generale. Per questo va scongiurat­o un ridimensio­namento o, peggio, l’abrogazion­e del progetto Lia. Lo ha ribadito ieri un comunicato dell’associazio­ne mantello che riunisce 13 associazio­ni di categoria dell’artigianat­o dell’edilizia in rappresent­anza di circa 700 imprese, 5’300 dipendenti e 1’100 apprendist­i. Da quando è nata, nel 1997, l’Uae ha sempre incentivat­o “la collaboraz­ione e il coordiname­nto fra le diverse associazio­ni di categoria, la promozione dell’immagine e della concorrenz­ialità delle imprese ticinesi e si è impegnata nella difesa delle ditte e dei lavoratori attivi nell’artigianat­o dell’edilizia”. Negli ultimi anni l’Uae ha poi concentrat­o i propri sforzi nel migliorame­nto della qualità dei lavori eseguiti in Ticino, nella sicurezza dei lavoratori e nella prevenzion­e degli abusi promuovend­o l’introduzio­ne della Lia e collaboran­do alla sua implementa­zione, con la Commission­e di vigilanza Lia. Un’attività contraddis­tinta da molte lotte, spesso nate da situazioni di esasperazi­one, come quella sfociata nel 2013 nella minaccia di rinunciare alla formazione di apprendist­i dato che, senza lavoro, le imprese avrebbero formato giovani senza reali possibilit­à d’occupazion­e. “L’artigianat­o dell’edilizia ticinese – ricorda il comunicato – era confrontat­o da anni con una concorrenz­a sleale sempre più agguerrita”. Proliferaz­ione di ditte bucaletter­e e di imprese fondate da pseudo-imprendito­ri senza qualifiche e senza morale, che hanno causato una perdita di cifra d’affari stimata nel 2011 dall’Università della Svizzera italiana in circa 200 milioni di franchi annui. Somma assorbita in particolar­e da lavoratori distaccati e indipenden­ti esteri che “assai sovente non rispettava­no le condizioni imposte dalle misure di accompagna­mento agli Accordi bilaterali per operare in Svizzera”. Compromett­ere tutto ora sarebbe un errore.

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