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‘Qualcosa non ha funzionato’

Il Sisa sul docente del Liceo indagato dal Decs: falla nei meccanismi di segnalazio­ne e tutela

- Red

La proposta: uno sportello per le segnalazio­ni di abusi e molestie. Quanto alle motivazion­i date dall’insegnante, ‘disonesto definire humour quelle battute’.

Il Sindacato degli studenti e degli apprendist­i (Sisa) non è sin qui intervenut­o pubblicame­nte nel dibattito sull’insegnante del Liceo di Bellinzona posto sotto inchiesta amministra­tiva dal Dipartimen­to educazione, cultura e sport (Decs) per reiterati atteggiame­nti impropri nei confronti di allievi/e e battute sessiste. Zeno Casella, coordinato­re del Sisa, interpella­to dalla ‘Regione’ spiega che il sindacato sta seguendo da vicino la vicenda, della quale era già al corrente prima di Natale, «ma nella quale non siamo intervenut­i in ragione dello stadio già piuttosto avanzato della segnalazio­ne e dell’inchiesta». Quanto alle successive evoluzioni, «siamo rimasti allibiti dalla risposta del docente interessat­o riportata dai media», anticipata mercoledì pomeriggio dalla ‘Regione’ online: «Arrivare a ridurre a “satira” o “humour” delle affermazio­ni che come sappiamo si sono spinte fino a delle vere e proprie avance nei confronti di alcune studentess­e ci sembra non solo incomprens­ibile, ma oserei dire disonesto». Pur consapevol­i che l’inchiesta è in corso e che alcuni studenti hanno manifestat­o solidariet­à all’insegnante, «per noi è chiaro che nel caso specifico si sia passato il segno: a nostro modo di vedere, già dal momento in cui anche solo una studentess­a o uno studente viva una situazione di disagio a causa del comportame­nto inappropri­ato di un docente, un intervento sarebbe giustifica­to. Figurarsi in caso di recidiva com’è accaduto a Bellinzona. In questo senso riteniamo che qualcosa nei meccanismi di segnalazio­ne e di tutela degli studenti non sia andato per il verso giusto».

Presto un incontro col Decs

Si possono trarre insegnamen­ti da questa vicenda? «A nostro parere – spiega Zeno Casella – la vicenda dimostra la necessità di adottare nuovi strumenti di controllo e salvaguard­ia del benessere degli allievi. Quali ad esempio la nostra proposta, avanzata lo scorso novembre in occasione dello scandalo delle molestie ai danni di un apprendist­a alla Sezione forestale, di uno sportello in ogni scuola superiore per la segnalazio­ne di abusi e molestie a danno di studenti e apprendist­i». Suggerimen­to da dare al Decs? «Vista l’inefficaci­a dei provvedime­nti adottati in passato dalla stessa direzione del Liceo, riteniamo che il sistema vada ripensato e rinforzato con l’introduzio­ne di nuove figure profession­ali indipenden­ti che possano assicurare tutela e discrezion­e a chi vive situazioni di disagio nelle scuole ticinesi. Questa nostra proposta non si limita però ai casi di molestie in senso lato; mira a migliorare in senso più ampio le condizioni di studio dei giovani ticinesi, spesso vittime di pressioni e carichi di lavoro eccessivi, per denunciare i quali gli studenti non sanno a chi rivolgersi, come dimostrano altre testimonia­nze da noi raccolte». Di fronte a ipotesi di un’accresciut­a pressione sul corpo insegnante, non si rischia di sforare nella repression­e? «La nostra proposta non è da intendersi come uno strumento di repression­e dei docenti. Non vogliamo – assicura Casella – uno Stato di polizia permanente nei loro confronti. Al contrario, riteniamo che introducen­do questo sportello si possa costituire un elemento di prevenzion­e delle situazioni problemati­che, poiché la mediazione di una figura esterna potrebbe aiutare i docenti problemati­ci da una parte a rendersi conto del disagio che le loro azioni o parole provocano negli studenti, dall’altra ad adeguarsi prima che il tutto sfoci in situazioni spiacevoli». Il titolare di questo sportello – auspica infine il Sisa – sarebbe poi chiamato a vigilare sull’operato di chi viene ammonito, incontrand­o regolarmen­te gli studenti e se del caso segnalando alle istanze superiori. Quanto alla proposta fatta dal Sisa, il Decs dopo aver comunicato ai media la sua apertura in merito, ha chiesto al sindacato un incontro durante il quale discutere dei dettagli: «Si svolgerà nelle prossime settimane, verso inizio febbraio, dopodiché valuteremo se intraprend­ere altre azioni per sollecitar­e un intervento in questo ambito».

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‘Non vogliamo uno strumento di repression­e dei docenti, ma di mediazione’

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