Vicini di casa, non fu stupro
Da una parte, la pesante accusa di stupro gridata da una donna; dall’altra, la difesa di un uomo che si dichiara vittima di una montatura. L’uomo in questione, un 32enne di origini svizzerotedesche, è stato prosciolto ieri pomeriggio dalle accuse di violenza carnale mosse contro di lui da una conoscente di 58 anni, vicina di casa, per fatti avvenuti nel 2015. L’uomo ha dunque abbandonato le Assise criminali di Locarno in Mendrisio da uomo libero. La Corte, presieduta dal giudice Mauro Ermani (giudici a latere Giorgio Carlo Bernasconi e Renata Loss Campana), non ha potuto rilevare violenza da parte dell'imputato per l’ottenimento di un rapporto sessuale che, è stato accertato, si è consumato. La violenza sarebbe, sempre secondo la Corte, una percezione della donna, che ha dalla sua un passato travagliato segnato da episodi di abusi sessuali. Trascorsi che, a posteriori, l’avrebbero portata a percepire l’amplesso come una violenza carnale. Una conclusione che, evidentemente, tiene conto delle perizie mediche effettuate in precedenza, per le quali era risultato impossibile confermare che le ferite nelle parti intime della donna fossero frutto di uno stupro. Cade la richiesta dell’accusa, 4 anni di carcere giustificabili con le imputazioni di violenza carnale e minacce, fino all’uso di acido al fine di sfregiare la presunta vittima. Il 32enne, difeso dall’avvocato luganese Stefano Pizzola, aveva sempre respinto le accuse della vicina di casa, rispondendo con una verità completamente diversa, ovvero il resoconto di una serata trascorsa a guardare la televisione. Per lui, la denuncia della 58enne sarebbe stata una montatura costruita ad arte, frutto della rabbia della donna per alcune ricerche effettuate dal vicino sulla sua persona, in base a confidenze rilasciate.