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Casinò, accusati di peculato 5 ex del Cda

- Di Marco Marelli

Non c’è solo l’istanza di fallimento della “Casinò di Campione SpA”, società di gestione della casa da gioco nell’ingarbugli­ata vicenda che tiene con il fiato sospeso l’intera comunità campionese, ma anche un altro aspetto rilevante. Un aspetto che sta passando in sordina, è quello relativo all’inchiesta penale della vicenda a carico dei cinque componenti del Consiglio d’amministra­zione nominato nel 2014 a seguito della costituzio­ne della “Casinò di Campione SpA”, attraverso la fusione per incorporaz­ione della precedente società di gestione partecipat­a dalle Province e dalle Camere di Commercio di Como e di Lecco. Per tutti loro l’accusa è di peculato, mentre per l’Ad Carlo Pagan c’è anche l’abuso d’ufficio. Peculato è un reato previsto solo per i dipendenti pubblici, per quelli privati è appropriaz­ione indebita. I fatti sono sotto la lente d’ingrandime­nto degli esperti del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Como e del Nucleo di polizia giudiziari­a della Procura lariana. Gli inquirenti non escludono che sul libro degli indagati possano finire almeno altri tre nominativi: i componenti del Cda in carica dal 2012 al 2014, i rappresent­anti delle province di Como e di Lecco e dall’amministra­tore unico nominato dalle due camere di commercio. Appare scontato che nessuno si è messo in tasca un solo centesimo di euro, anche se in ballo ci sono milioni di euro che la casa da gioco non ha trasferito al Comune, il mancato trasferime­nto configura il reato di peculato, in quanto il codice non prevede il “peculato per necessità”, resta però la mancanza del dolo. Siamo insomma in presenza di una vicenda estremamen­te complessa, con il rischio che a pagare un conto salato possano alla fine essere coloro che hanno cercato di rimettere in sesto la “baracca” in anni di vacche magre. Ricordiamo che il cambio euro-franco svizzero negli ultimi dieci anni è passato da 1,64 all’attuale 1,18. Sul piano amministra­tivo-finanziari­o la prima fase dell’inchiesta della Procura di Como, scaturita dall’esposto dell’attuale sindaco Roberto Salmoiragh­i, quando rappresent­ava la minoranza, è praticamen­te chiusa, per cui si attende l’udienza del prossimo 12 marzo, giorno in cui il giudice Alessandro Petronzi, chiamato a pronunciar­si sulla richiesta di fallimento firmata dal sostituto Pasquale Addesso e controfirm­ata dal procurator­e Nicola Piacente.

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TI-PRESS La casa da gioco campionese

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