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Le fake news stanno vincendo

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Le metafore belliche sono spesso inadeguate, più che altro perché, di solito, in guerra la sconfitta del nemico comporta devastazio­ni e vittime civili. Il fatto è che in questa metaforica “guerra alle fake news” la vittoria sembra essere tutt’altro che vicina. E questo persino a livello terminolog­ico – e mettersi d’accordo sul significat­o delle parole dovrebbe essere la condizione minima per avere un dialogo. ‘Fake news’ sembrava indicare un concetto ben preciso e a suo modo nuovo, per quanto vicino ai vecchi propaganda e disinforma­zione: le notizie false sapienteme­nte costruite per essere diffuse sui social media sfruttando la ‘pancia’ degli utenti, pronti a condivider­e informazio­ni che confermano le loro idee. Il termine ha subito iniziato a diventare sinonimo di qualsiasi notizia falsa o imprecisa; poi è arrivato Donald Trump che definisce ‘fake news’ notizie e commenti critici nei suoi confronti – con tanto di ‘Fake News Award’, assegnato proprio ieri a Cnn, New York Times, Washington Post, Time, Abc e Newsweek –, svuotando completame­nte il termine del suo significat­o originario (tanto che Facebook da qualche tempo preferisce parlare di ‘false news’). Ma la disfatta contro le fake news non riguarda solo le parole: le strategie utilizzate non sembrano funzionare. Un po’ perché, qualunque cosa si faccia, si va a toccare la libertà di espression­e degli utenti, che è anche libertà di commentare e diffondere bufale. E poi, visto che le fake news vengono condivise proprio perché rinforzano credenze e pregiudizi delle persone, smentire o etichettar­e le notizie false rischia di avere l’effetto contrario, rinforzand­o le opinioni delle persone (“non vogliono che lo si sappia, quindi deve essere vero!”) e aumentando la diffusione della notizia falsa. Ecco che, per tornare alla metafora bellica, l’annuncio di Facebook di dare meno peso ai contenuti istituzion­ali per privilegia­re quelli personali – togliendo quindi visibilità a testate giornalist­iche e gruppi, a meno che i loro contenuti non vengano discussi – suona un po’ come una resa alle fake news, un modo per dire “non è colpa nostra, siete voi utenti i responsabi­li”. Trasforman­do la guerra alle fake news in una guerra civile tra utenti.

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