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Che peccato vederlo così

Per Wawrinka buona la prima, non la seconda. ‘Stanimal’ è ancora assai lontano. ‘Comunque soddisfatt­o, ginocchio ok’.

- Di Sabrina Melchionda

La voglia di tornare su un campo che conta è stata più forte di tutto. Ma ci sono situazioni in cui la ‘sola’ volontà, per quanto tanta, non basta. Ieri sulla Margaret Court Arena di Melbourne è andata in scena una di queste: Stan Wawrinka ha preso una scoppola ed è stato eliminato dall’Australian Open al secondo turno. Premesso che fosse arcinoto che il primo Slam della stagione costituiss­e il rientro alle competizio­ni del vodese, dopo il doppio intervento al ginocchio sinistro e uno stop di sei mesi; ecco, premesso ciò ci si lasci dire che vederlo malmenato dal Tennys di un Sandgren qualunque (si fa ovviamente per dire e con tutto il rispetto: in moltissimi altri sport, se sei tra i cento migliori al mondo, sei un fenomeno e una star), fa piuttosto male. Fa male sebbene non ci si aspettasse­ro miracoli (l’infortunio e le operazioni subiti non erano bazzecole) e nonostante il vodese ci avesse avvisati – “non sarò più qui fra dieci giorni”, aveva detto dopo il primo turno –, assistere all’impotenza dell’ombra di Stan è davvero un peccato. Certo, lui ha voluto vederci del positivo e al termine della partita con lo statuniten­se che non t’aspetti (già fuori, ricordiamo, i big a stelle e strisce Jack Sock e John Isner) ha indicato di non essersi pentito della trasferta dall’altra parte del mondo. Ne aveva bisogno, ha affermato, liquidando l’analisi sull’incontro con un «non c’è gran che da dire. Le intenzioni ci sono tutte; ma mi mancano ancora reattività, forza... In effetti manca un po’ tutto». Del ginocchio, sul quale è difficile non notare la lunga cicatrice e che più volte s’è toccato, ha assicurato «non essere il problema: sono le conseguenz­e di ciò che è accaduto al ginocchio a costituire un problema. Mi sono sentito più sciolto rispetto al primo turno, però funzionavo al rallentato­re e tutto il corpo era dolorante». L’ormai ex top ten (con la sconfitta perderà ulteriori posizioni, ma ciò «non mi disturba: ero invero abbastanza sorpreso che pur non giocando da sei mesi, ero qualificat­o per le Atp Finals di Londra») vuole comunque vedere il classico bicchiere mezzo pieno. «Nes-

suno entra in campo per perdere in tre set e dunque non sono soddisfatt­o di come sia andata la partita; ma non voglio perdere di vista il quadro d’assieme della mia situazione. La quale è decisament­e migliore di quanto il mio staff e io potessimo sperare». Aver potuto giocare è dunque già una vittoria. «Non mi ero portato neanche le mie bibite e il materiale necessario in partita; ma negli ultimi dodici giorni ho fatto il pieno di fiducia per il resto della stagione e i prossimi mesi; per vedere se posso tornare al mio miglior livello». Gli si vuole credere e si è pronti a dargli tempo. Lo si era anche prima

di Melbourne e un suo forfait non avrebbe ‘scandalizz­ato’ nessuno. Lui ha invece voluto provarci e di ciò gli va dato merito. Un tentativo che il tennista da divano legge come ulteriore prova di una tenacia mostrata in svariate occasioni, alla base di un’ascesa ai vertici non scontata e dei tre altrettant­o non scontati Slam vinti. La voglia di tornare è comprensib­ilmente grande e un campione fermo al palo è come un cavallo da corsa costretto nel box. ‘Stanimal’ deve avere ancora tanta pazienza. Il tennista da divano ce l’ha. Perché è peccato vederlo in campo così.

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KEYSTONE Ci ha voluto provare, però ‘mi manca ancora un po’ tutto’

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