Brahms letto da Poschner: una vittoria
Segue da pagina 18 (...) Brahms-Institut di Lubecca. Affrontare un repertorio tra i più presenti nelle sale da concerto è una scommessa, che penso Markus Poschner abbia clamorosamente vinto: molti melomani potranno serbare la sua registrazione tra quelle di riferimento. Alcune sue scelte sono state ispirate dalla mitica Hofkapelle di Meiningen, che aveva un organico simile a quello dell’Osi, dal suo direttore Fritz Steimbach, stimati da Brahms e primi esecutori nel 1885 della quarta Sinfonia. L’interpretazione di Poschner si mantiene in costante equilibrio fra introversione cameristica ed estroversione sinfonica, cura la trasparenza delle singole voci senza rinunciare alla magniloquenza dei tutti. La sua agogica è coinvolgente, la scelta libera dei tempi chiama gli esecutori a una maggior attenzione e tiene desta la mente degli ascoltatori. La registrazione dà risalto ai gesti, ma soprattutto all’espressione del viso del direttore, porta in primo piano le eccellenti prime parti dell’orchestra e riesce anche a rendere il virtuoso equilibrio raggiunto fra gli archi e i fiati. L’orchestra impiega particolari timpani e tromboni per una ricerca di sonorità, assolutamente da non confondere con le smanie filologiche che affogano l’interpretazione nei pettegolezzi storici. Poschner ha paragonato questo lavoro al restauro di un quadro antico, dove aggiunte o correzioni volute da sensibilità diverse di epoche successive vengono rimosse. Ma, va ricordato, la biografia di Brahms rivela poco delle sue idee musicali ed è giusto che ognuno le interpreti secondo la sensibilità del suo tempo. Alla presentazione del cofanetto Denise Fedeli ha detto qualcosa di importante: questo non è un punto di arrivo, ma di partenza. Parole sante. Abbiamo un’orchestra eccellente, formata di strumentisti arrivati da quattro continenti, ambita da direttori come Markus Poschner, in grado di assicurarci una stagione concertistica degna di un paese di elevata cultura musicale. Sembra un’anomalia piacevole in una Svizzera italiana afflitta da sindrome di “prima i nostri”.