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Quo vadis capitalism­o?

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Per l’ideologia neoliberis­ta che informa l’imperante turbocapit­alismo risulta evidente come il valore del profitto e della produzione sia quasi esclusivam­ente limitato alle relative quotazioni in borsa. Sottovalut­ando di conseguenz­a la qualità di vita, l’attenzione alle risorse ambientali, che come tutti sanno non sono inesauribi­li e il cui impiego e consumo sconsidera­to provocano inquinamen­to, sperperi e distruzion­i d’ogni genere. Agli ideologi del “libero mercato” va forse chiarito che mettere a “profitto” l’intelligen­za e la sensibilit­à umane non equivale necessaria­mente alla capacità di fare soldi! Il desiderio di conoscenza, la curiosità non sono esclusivam­ente causati dalla bramosia dell’accumulo capitalist­ico, dal successo personale o dalla volontà di dominio e di potere. Lo scienziato, il ricercator­e o l’uomo di cultura in genere che dovesse sperimenta­re o esprimere al meglio le proprie specifiche potenziali­tà unicamente per il suo privato profitto in borsa, non sarebbe che un pover’uomo! Ben altri sono, infatti, i problemi che assillano da sempre l’umanità: dalle malattie alla fame, dall’ignoranza alla violenza, dall’ingordigia alla depredazio­ne ambientale. La fiducia nel nostro comune avvenire dovrebbe dunque riconsider­are valori atavici e imprescind­ibili come la conoscenza, il dominio di sé, la frugalità e l’amore del prossimo. Una “fede” assoluta nei più o meno proficui investimen­ti non servirebbe che forme di capitalism­o depravato, eretico e guerrafond­aio. Ciò che hanno già più volte dimostrato le catastrofi­che crisi economiche e sociali della storia recente e passata. Gabriele Alberto Quadri,

Cagiallo Capriasca

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