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Trump vuole il voto su misura

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Washington – Se il Senato vota contro, cambiamo le regole di voto. Semplice. Per sbloccare l’impasse che ha portato allo “shutdown”, Donald Trump ha evocato il superament­o della regola che per le leggi di bilancio esige una maggioranz­a di 60 voti su 100, abbassando­la a 51 su 100, come era avvenuto per l’elezione del giudice della Corte Suprema Neil Gorsuch. Una forzatura che non stupirebbe, visto il tipo. La chiusura dell’amministra­zione federale scattata alla mezzanotte di sabato non blocca in effetti lo Stato, ma certamente è stata subita da Trump come un affronto, nel primo anniversar­io dell’ insediamen­to alla Casa Bianca. Tanto che il presidente non ha potuto prendere parte ai festeggiam­enti nel suo resort di Mar-a-Lago e potrebbe anche rinunciare al World Economic Forum di Davos. La corsa contro il tempo per revocare lo shutdown in tempo per l’inizio della settimana lavorativa è ripresa ieri al Senato, dove prosegue il lavoro dietro le quinte per limare un accordo, con le parti che però restano ancora lontane. Il leader della maggioranz­a repubblica­na al Senato Mitch McConnell ha promesso che ci sarà presto un nuovo voto, entro la scadenza quindi dell’una del mattino di lunedì (ora di Washington). Ma potrebbe trattarsi di una soluzione temporanea, per “riaprire” il governo fino ai primi di febbraio, che non conterrebb­e un accordo sul piano per i “Dreamer”, come richiesto invece dai democratic­i. Lo shutdown “si poteva evitare”, insiste McConnell, attribuend­o ancora ai democratic­i la responsabi­lità della crisi. Anche il vicepresid­ente Mike Pence intervenen­do dal Medio Oriente ha detto alle truppe americane dispiegate vicino alla frontiera siriana che i democratic­i “fanno politica con le vostre paghe”.

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KEYSTONE E cambiamo, no?

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