laRegione

La via pragmatica

- Di Andrea Manna

La nuova legge ticinese sulla prostituzi­one varata ieri dal Gran Consiglio è il risultato di cinque anni di lavori commission­ali sul progetto di riforma del governo. Uno dei parti legislativ­i più lunghi e travagliat­i di questo cantone. Segno degli interessi contrappos­ti, e non di rado inconfessa­bili, che gravitano intorno al mondo a luci rosse. Ebbene, la normativa appena approvata dal parlamento rappresent­a un valido compromess­o, merito in primis dei deputati che nella precedente e in questa legislatur­a si sono dati da fare per raggiunger­lo: Greta Gysin (Verdi), Giorgio Galusero (Plr) e Amanda Rückert (Lega). Un valido compromess­o frutto del pragmatism­o, come durante il dibattito ha ri- conosciuto anche il popolare democratic­o Maurizio Agustoni, che considera il meretricio alla stregua della peste. Pragmatism­o d’altronde necessario, perché al netto di giudizi morali e consideraz­ioni personali, l’esercizio della prostituzi­one in Svizzera è legale, a meno di cambiare il diritto federale. Ai Cantoni oggi non resta allora che regolament­are il sesso a pagamento, per evitare anzitutto che diventi terreno fertile per la commission­e di reati penali. E un elemento qualifican­te di questa legge è l’articolo che rafforza la tutela delle vittime di sfruttamen­to e tratta. Per applicarlo forse occorreran­no risorse umane. La politica ne sia consapevol­e. Altrimenti quell’articolo rimarrà lettera morta.

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