La via pragmatica
La nuova legge ticinese sulla prostituzione varata ieri dal Gran Consiglio è il risultato di cinque anni di lavori commissionali sul progetto di riforma del governo. Uno dei parti legislativi più lunghi e travagliati di questo cantone. Segno degli interessi contrapposti, e non di rado inconfessabili, che gravitano intorno al mondo a luci rosse. Ebbene, la normativa appena approvata dal parlamento rappresenta un valido compromesso, merito in primis dei deputati che nella precedente e in questa legislatura si sono dati da fare per raggiungerlo: Greta Gysin (Verdi), Giorgio Galusero (Plr) e Amanda Rückert (Lega). Un valido compromesso frutto del pragmatismo, come durante il dibattito ha ri- conosciuto anche il popolare democratico Maurizio Agustoni, che considera il meretricio alla stregua della peste. Pragmatismo d’altronde necessario, perché al netto di giudizi morali e considerazioni personali, l’esercizio della prostituzione in Svizzera è legale, a meno di cambiare il diritto federale. Ai Cantoni oggi non resta allora che regolamentare il sesso a pagamento, per evitare anzitutto che diventi terreno fertile per la commissione di reati penali. E un elemento qualificante di questa legge è l’articolo che rafforza la tutela delle vittime di sfruttamento e tratta. Per applicarlo forse occorreranno risorse umane. La politica ne sia consapevole. Altrimenti quell’articolo rimarrà lettera morta.