laRegione

Svolta di principio: sì all’ospedale cantonale

Per la maggioranz­a del Gran Consiglio in Ticino dovrà sorgere una struttura per la medicina complessa

- Di Chiara Scapozza

Il Ticino nel giro di 20 anni dovrà dotarsi di un ospedale cantonale di riferiment­o, in cui concentrar­e la medicina di punta. Il principio è stato accolto ieri a larga maggioranz­a dal Gran Consiglio, che con 55 sì, 13 no e 5 astensioni ha accolto l’iniziativa parlamenta­re di Simone Ghisla (Ppd) e cofirmatar­i. Un primo passo di un lungo (lunghissim­o) iter. Un elemento su tutti per azzardare il “lunghissim­o”? Quello del “dove”: perché se per la maggioranz­a indicare l’ubicazione della struttura è «prematuro», per la minoranza è pura tattica. «Il dibattito di oggi dimostra che il luogo resta tabù: se se ne fosse parlato, l’iniziativa non sarebbe passata – ha commentato Ivo Durisch per i socialisti, facendo riferiment­o ai campanilis­mi tipicament­e ticinesi –. A questo stadio per noi è come dire “vogliamo la pace nel mondo”. Siamo tutti d’accordo che il Cantone deve puntare su una medicina di qualità. Ma lo strumento efficace riteniamo sia la pianificaz­ione ospedalier­a e la conseguent­e attribuzio­ne dei mandati». E non l’accentrame­nto della medicina complessa, perché – teme la minoranza – porterebbe a un indebolime­nto degli ospedali regionali, come sostenuto dalla relatrice Gina La Mantia (Ps). Scenario che iniziativi­sta e relatore escludono. «Gli ospedali periferici non vengono declassati ma continuera­nno a mantenere il ruolo di prossimità», ha osservato Omar Terraneo (Plr). La nuova impostazio­ne «permetterà di poter contare sulla massa critica di pazienti necessaria a continuare ad attirare medici altamente specializz­ati, dotando il cantone di un polo sanitario per la medicina di punta». Non si tratta soltanto del discorso legato ai mandati ‘Mas’, cioè quei mandati di medicina altamente specializz­ata conferiti a livello federale. Interventi che rappresent­ano oggi il 5% dell’intera attività ospedalier­a e per cui «mi sembra siate tutti d’accordo che una concentraz­ione sia necessaria, ciò che rappresent­a un passo avanti rispetto al passato», ha sottolinea­to il direttore del Dipartimen­to sanità e socialità (Dss) Paolo Beltramine­lli. Le differenze tra gli schieramen­ti, dicevamo, si avvertono piuttosto «su quel 15% di interventi molto complessi oggi ripartiti nei vari ospedali: sono questi che a tendere vanno messi sotto un solo tetto», anche secondo Beltramine­lli e non solo per la maggioranz­a. «Il restante 80% – ha assicurato il direttore del Dss – rimarrà di competenza di tutti gli altri ospedali». Servizi di Pronto soccorso compresi, come ritiene anche la maggioranz­a. «Ma non si può continuare con delle scelte strategich­e che stanno indebolend­o la rete di cura cantonale», ha incalzato Ghisla, riferendos­i ad esempio alla recente perdita della Mas per la chirurgia bariatrica complessa. «Un cambio di paradigma è necessario». La maggioranz­a gli ha dato ragione... quanto meno di principio.

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