L’Isis attacca Save the Children in Afghanistan
Kabul – Si è concluso con undici morti e oltre venti feriti l’assalto condotto ieri da un commando dell’Isis contro la sede di Save the Children a Jalalabad in Afghanistan. Gli assalitori hanno impegnato le forze di sicurezza afghane per dieci ore. Save the Children ha fatto sapere che tra le vittime ci sono tre membri del proprio staff. L’attacco è iniziato alle 9 locali, con una prima forte deflagrazione davanti all’edificio che ospita l’organizzazione, seguita dall’irruzione di quattro uomini pesantemente armati che hanno subito preso posizione bloccando sotto la minaccia delle armi automatiche la cinquantina di membri dello staff presenti. Sul posto sono arrivati forze speciali e reparti di teste di cuoio afghane, che hanno ingaggiato il lunghissimo combattimento contro gli assalitori. Nella rivendicazione diffusa attraverso la sua agenzia di stampa Amaq, l’Isis ha annunciato che l’attacco è stato attuato contro “fondazioni britanniche e svedesi”, in riferimento al fatto che vicino all’edificio attaccato, o addirittura all’interno di esso, operava anche il Dipartimento per le donne del Comitato svedese per l’Afghanistan. In conseguenza dell’attacco subito, Save the Children ha annunciato la sospensione temporanea delle attività e la chiusura dei suoi uffici in tutto l’Afghanistan. A farne le spese, soprattutto i bambini assistiti dalla Ong, che opera nel Paese dal 1976, ed è presente in 16 delle 34 province afghane, assistendone all’incirca 700mila. Nel tardo pomeriggio, quando l’assalto sembrava finito, sono ripresi gli scoppi e le sparatorie. Infine la liberazione della maggior parte dei membri dello staff. Almeno dal 2015 il braccio regionale dell’Isis, denominato Khorasani (Afghanistan-Pakistan), si è rafforzato soprattutto in Nangarhar e nelle altre province orientali afghane confinanti con il Pakistan, per assicurare un punto d’appoggio alle migliaia di combattenti in fuga da Iraq e Siria, ma soprattutto per contendere ai taleban il primato sulle formazioni jihadiste nell’area.