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I vertici ai parenti degli ospiti: ‘Dai media attacchi ad arte’

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“Per il San Donato è stato un anno particolar­e, caratteriz­zato da qualche discussion­e all’interno del personale e, quindi, dalla necessità di approfondi­re e risolvere pacatament­e le varie tematiche che venivano, di volta in volta, sollevate”. Questo l’incipit della lettera recapitata, lo scorso 21 dicembre, ai famigliari e ai rappresent­anti legali degli ospiti della Casa anziani San Donato di Intragna. Lettera firmata di proprio pugno dal presidente del Consiglio di Fondazione, Ottavio Guerra, voluta – oltre che per augurare, ai destinatar­i, un buon Natale e un sereno anno nuovo – anche per calmare un po’ le acque, da tempo agitate, attorno all’istituto. Così accanto ai “ringraziam­enti sinceri rivolti alla direzione amministra­tiva, a quella sanitaria nonché alle collaborat­rici e collaborat­ori volenteros­i che hanno lavorato bene e animati da energia positiva” troviamo una frecciatin­a rivolta a chi, alla gestione del San Donato, ha mosso critiche : “Il Cdf si è sempre distanziat­o e stigmatizz­a ancora gli attacchi mediatici (articoli di giornale, siti web, social network ecc…) rivolti all’Istituto, alla sua Direzione e, quindi, anche alle collaborat­rici/tori che vi lavorano. Si è trattato – rincarava la dose il Cdf – di interventi ingiusti e di tentativi – comunque falliti – di destabiliz­zare la struttura”. Il Consiglio di Fondazione notava poi che da parte sua “c’è il massimo impegno per garantire ai residenti cure eccellenti e all’altezza di una struttura sociosanit­aria rinomata come il San Donato”. Peccato che, a distanza di un mese, le consideraz­ioni dei vertici della Casa anziani siano state clamorosam­ente smentite dai fatti. Il solito attacco ai media per quello che hanno osato dire, per i loro contenuti e la loro influenza. Media che secondo i vertici dell’Istituto si sarebbero dunque comportati in maniera irresponsa­bile. Quasi inutile aggiungere, stando le cose come si sono messe dopo l’intervento cantonale, che a sollevare la direttrice non è stata la penna di un giornalist­a; questa, semmai, ha cercato, negli anni, di tradurre quei malumori che – ora si sa – erano giustifica­ti.

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Scripta manent

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