Manifesto per Cate Blanchett
Che cosa è ‘Manifesto’, il film di Julian Rosefeldt che sarà proiettato, in anteprima svizzera, questa sera alle 21 al Living Room di Lugano per la rassegna CineRoom curata da Antonio Prata? È innanzitutto una straordinaria prova attoriale di Cate Blanchett che nella pellicola interpreta magistralmente 13 ruoli completamente diversi, da un’insegnante di scuola elementare a una punk, da una coreografa a un’operaia passando per agente di cambio, madre conservatrice, presentatrice tv, senzatetto e altro ancora. Quando, nel finale, vediamo un collage dei vari ruoli interpretati dall’attrice, non possiamo che restare a bocca aperta di fronte a una simile prestazione, oltretutto realizzata in poco tempo: appena 11 giorni di riprese a Berlino e dintorni, a volte interpretando due personaggi al giorno. Ritmo da telenovela per un risultato di grande cinema. Ma ‘Manifesto’ non è solo questo: Julian Rosefeldt ha infatti voluto rendere un omaggio ai vari programmi artistici, e non solo, sorti nel Novecento. I manifesti, appunto, del partito comunista di Marx ed Engels, del dadaismo di Tristan Tzara, del suprematismo di Rodchenko, del futurismo di Marinetti e Balla, poi ancora del creazionismo poetico, del surrealismo, dell’arte concettuale, del movimento Fluxus, del Dogma 95 e così via. Dichiarazioni di intenti astratte e speculative alle quali Rosefeldt ha voluto dare un corpo, quello di Cate Blanchett che, per tutta la durata del film, interpreta estratti dai vari documenti. Con effetti a volte surreali – una maestra che spiega ai bambini l’estetica del cinema contemporaneo, o un’orazione funebre a base di dadaismo – altre volte drammatici, come il manifesto del partito comunista letto fuori campo seguendo un senzatetto in una desolata periferia.