Nel segno di Stalin
Il caso / Censurato in Russia il film che satireggia sulla lotta di potere dopo la morte del dittatore
Incredibile a dirsi (?), Stalin nella Russia ‘democratica’ è tornato in auge, tanto più quando si ricorda il 75esimo della Battaglia di Stalingrado...
È un film, una commedia satirica. Eppure, come continua ad accadere persino ai nostri tempi, ridere del sacro non è mai cosa facile da mandar giù. E in Russia oggi, può sembrar strano, Stalin è molto in voga. Ecco perché ‘The Death of Stalin’ – del britannico Armando Iannucci, tradotto in Italia col titolo ‘Morto Stalin, se ne fa un altro’ e da poco sbarcato nelle sale cinematografiche – sta provocando un terremoto in Russia. Tanto che il ministero della Cultura ha ritirato la licenza di proiezione. Il problema, a ben vedere, non è tanto Stalin – che ad ogni modo è in testa agli indici di gradimento dei russi, stando ai sondaggi, per quanto riguarda le figure storiche del passato – ma la rappresentazione del potere, in generale, ai vertici dell’Unione Sovietica che Iannucci mette in scena nel suo film quando, nel 1953, il dittatore muore improvvisamente. L’annuncio verrà fatto due giorni dopo e in quelle 48 ore i figli di Stalin, Vasili e Svetlana, il generale Georgi Zhukov, Nikita Krusciov, Georgi Malenkov, Viacheslav Molotov e Lavrenti Berija lottarono per il potere. In ‘Morto Stalin, se ne fa un altro’ la rappresentazione di quel teatro folle è naturalmente senza sconti. E per Mosca questo è tuttora un problema. Il ministero della Cultura, che pure aveva dato luce verde e la prima del film si sarebbe dovuta tenere il 25 gennaio, si è fatto prendere dai dubbi. Al Consiglio pubblico presso il ministero ha dunque avuto luogo una visione speciale del film. E il Consiglio, dopo averla vista, l’ha bollata come priva di valore storico-culturale e altresì “offensiva”. Da qui la raccomandazione di posticipare la distribuzione in Russia di sei mesi, per evitare (ampiamente) la sovrapposizione con il 75esimo anniversario della vittoria di Stalingrado, che cade il prossimo 2 febbraio. Il generale Georgi Zhukov, eroe della Seconda guerra mondiale, viene d’altra parte dipinto a tinte grottesche e questo potrebbe essere d’insulto per i veterani. Per soprammercato, Paval Pozhigailo, membro del Consiglio, ha poi sottolineato che la visione del film non è consigliabile anche alla luce delle prossime elezioni presidenziali del 18 marzo. E quindi stop alle proiezioni. Il ministero ha aggiunto che la decisione relativa a quando permettere la visione del film sarà presa “in un secondo momento”. Chissà, a questo punto, se mai lo sarà. Altri membri dell’establishment russo, come la vicecapo Commissione cultura della Duma Yelena Drapeko, hanno definito il film “una schifezza, una provocazione” e chiedono che non venga distribuito punto. Si vedrà. Stalin di certo approverebbe.