laRegione

A Roma il Muro è lui

Walter Samuel

- dall’inviato Sebastiano Storelli

Argentino dal cuore ‘xeneize’, già bandiera gialloross­a e nerazzurra, dalla scorsa estate ha intrapreso una nuova avventura, affiancand­o Pier Tami sulla panchina del Lugano: ‘Il mestiere di allenatore è diverso da quello di calciatore. Ho ancora molta strada da fare nel mio percorso di crescita e sarei contento di poterla percorrere in seno a questa società’.

Roma – A Roma i muri antichi, saturi di storia millenaria, sono come i turisti, dove ti volti li trovi. Da pochi giorni ne è stato eretto uno nuovo e simbolico al Museo d’arte contempora­nea con l’apertura di una mostra-esibizione che celebra i 50 anni di storia dei Pink Floyd (e il loro primo concerto italiano, proprio al Piper di Roma nel 1968). Ma per la metà gialloross­a della Città eterna, The Wall non è né quello del Colosseo, né tantomeno quello scaturito dal genio musicale di Roger Waters, David Gilmour, Richard Wright e Nick Mason. A Roma c’è un solo Muro e risponde al nome di Walter Samuel, attuale assistente di Pier Tami sulla panchina del Lugano, ma indimentic­ato difensore centrale della Roma che vinse lo scudetto 2000-2001, prima di tentare la fortuna in Spagna (Real Madrid) e poi tornare in Italia e conquistar­e altri cinque titoli con la maglia dell’Inter. Proprio l’Inter ha voluto premiarlo domenica sera prima della partita a lui più cara, quella tra nerazzurri e gialloross­i… «È stata un’iniziativa di Francesco Toldo e di Inter Forever. Sono stato invitato e ne ho approfitta­to, proprio in occasione della sfida tra le due squadre italiane che ho nel cuore. È stato molto bello, a me e a Chivu hanno regalato una targa e la nostra maglia nerazzurra. Con me ho portato i miei figli e per loro si è trattato di un momento molto particolar­e».

Inter e Roma in Italia, ma Boca Juniors in Argentina, anche se la tua carriera è iniziata con i colori rossoneri del Newell’s Old Boys…

Sono sempre stato tifoso del Boca, nonostante sia originario della provincia di Santa Fè. Sono nato a Firmat, a 100 chilometri da Rosario, una distanza dalla città che mi ha reso immune alla febbre del tifo che divide in due Rosario tra “Canallas“(Rosario Central) e “Leprosos” (Newell’s). A Firmat o sei del Boca o sei del River e il mio cuore ha sempre battuto al ritmo della Bombonera. Quando ho avuto l’opportunit­à di vestire la maglia xeneize, per me è stato un grande onore, proprio come quello di poter giocare con tanti campioni, da Riquelme a Palermo, sotto la guida del Virrey Carlos Bianchi. Da troppo tempo ormai non vado più alla Bombonera, avrei davvero voglia di riassapora­re quell’atmosfera magica che si respira in quello stadio.

Una carriera trascorsa con i club più importanti e conclusa con la maglia del Basilea…

Avevo un paio di opzioni in Italia, ma non mi convinceva­no. Avrei desiderato un’esperienza all’estero, magari in Inghilterr­a, ma a un certo punto mi sono ritrovato con poche offerte e con la voglia di giocare ancora almeno una stagione. Tramite un amico ho preso contatto con il Basilea, squadra che conoscevo soprattutt­o per quanto fatto in Europa, visto che superata la dogana di Chiasso il calcio svizzero sparisce dai radar italiani. A Basilea mi sono trovato benissimo e sarei rimasto ancora là se non avessi dovuto fare i conti con i soliti acciacchi fisici che mi hanno suggerito il ritiro. Ho vissuto lì con la famiglia e si sono diverti molto pure i miei ragazzi, i quali hanno goduto di maggiore libertà di movimento rispetto a Milano o Roma.

Dai club più blasonati (all’estero e in Svizzera) al piccolo Lugano, oltretutto con un nuovo ruolo...

È stato facile adattarmi, anche se il mestiere di allenatore è diverso rispetto a quello di giocatore. Il nostro staff si è assunto una certa dose di rischio sostituend­o un allenatore vincente come Paolo Tramezzani. Pian piano ci siamo amalgamati e il nostro rapporto si è consolidat­o. Credo di essere cresciuto nel mio ruolo, all’inizio facevo fatica sia sul campo, sia nelle riunioni, mentre adesso mi sento molto più a mio agio. Tra i vari membri dello staff ci suddividia­mo molto bene i compiti. A me piace occuparmi della difesa, perché tutti gli anni di esperienza accumulati mi permettono di dare consigli ai ragazzi. Nel contempo mi incuriosis­cono pure le altre fasi del gioco, nelle quali devo ovviamente diventare più afferrato.

E cosa vorrebbe fare Walter Samuel da grande? Nel suo futuro c’è una carriera da allenatore?

Non lo so, ancora devo migliorare. Con Tami mi trovo bene, per cui non avrei problemi a continuare assieme. Il mio percorso in panchina è appena iniziato e devo proseguire nel mio percorso di crescita. In futuro si vedrà, non voglio guardare troppo avanti.

E il futuro del Lugano, invece, quale sarà?

I margini di migliorame­nto sono ancora importanti. Avremmo dovuto avere qualche punto in più, perché non mi ricordo di una partita nella quale possiamo affermare di essere stati fortunati. Siamo comunque messi abbastanza bene, a metà strada tra la zona retrocessi­one e un posto in Europa. Basilea e Young Boys disputano un campionato a parte, ma tutte le altre sono molto vicine. Il nostro primo pensiero è di raggiunger­e al più presto la salvezza, per poi puntare il più in alto possibile. Dobbiamo cercare di essere regolari e trovare qualche punto in più a Cornaredo, dove effettivam­ente siamo un po’ mancati. Per quanto riguarda la lotta al vertice, questo Young Boys fa davvero paura e ha vinto partite che negli scorsi anni avrebbe pareggiato o perso, ma alla fine credo che il Basilea possa ancora essere considerat­o favorito, non fosse altro che per la sua abitudine a gestire la pressione nei momenti decisivi.

Il 2018 è anno di Mondiali e a Walter Samuel non fa difetto l’esperienza internazio­nale. Con la Seleccion ha disputato 56 partite, andando tra l’altro a segno all’esordio contro il Venezuela (1999). Ha preso parte a due Mondiali, invero poco fortunati: quello del “fracaso” del 2002 (eliminazio­ne al primo turno) e quello del 2010 con la batosta nei quarti contro la Germania. Tra pochi mesi in Russia l’Albicelest­e spera di tornare a vincere un trofeo internazio­nale dopo un quarto di secolo di astinenza (Copa America 1993)...

È inspiegabi­le. Nonostante sia arrivata più volte in finale, da troppo tempo non vince nulla. Negli anni sono transitati dalla Nazionale alcuni dei calciatori più forti al mondo, eppure non c’è stato verso di invertire la tendenza negativa. È da 25 anni che questa storia va avanti, perché già nel 2002 la squadra era molto forte, forse la migliore nella quale ho giocato. C’era un gruppo di grandissim­i giocatori (Veron, Batistuta, Crespo, Sorin, ndr) e un tecnico capace come Marcelo Bielsa, eppure fummo eliminati al primo turno, subendo un gol su rigore (dall’Inghilterr­a) e uno su punizione (dalla Svezia). Per tutti noi fu un colpo durissimo, una catastrofe a livello nazionale. E fu difficile risollevar­ci, tornare nei rispettivi club e ritrovare la serenità necessaria, accettare di rimetterci in gioco con la maglia della Nazionale. Un po’ ciò che sta succedendo in questi ultimi anni a Leo Messi, costretto a trovare nuove motivazion­i anche dopo tre finali perse consecutiv­amente, due in Copa America e una al Mondiale.

Marcelo Bielsa è stato un tecnico importante nella vita sportiva di Walter Samuel…

Lo è stato per tutta quella generazion­e che ha avuto la possibilit­à di giocare in Nazionale sotto di lui. Intendiamo­ci, ho avuto tanti altri grandi allenatori, basti citare i nomi di Mourinho e Capello, ma Bielsa mi ha fatto crescere, insegnando­mi parecchi aspetti del gioco sui quali prima non mi soffermavo. El Loco per me è stato fondamenta­le in un periodo nel quale mi trovavo ancora in piena crescita calcistica.

 ?? TI-PRESS/PUTZU ?? Dal Newell’s degli esordi al Basilea con cui ha chiuso la carriera, Samuel non ha mai vestito di bianconero. Fino all’arrivo a Lugano
TI-PRESS/PUTZU Dal Newell’s degli esordi al Basilea con cui ha chiuso la carriera, Samuel non ha mai vestito di bianconero. Fino all’arrivo a Lugano
 ?? KEYSTONE ?? The Wall ai tempi dell’Inter
KEYSTONE The Wall ai tempi dell’Inter

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland