Aiuto allo studio, partiti giovanili pronti a far squadra
Riget (Giso): ‘Si sta creando una società a due classi’. Delorenzi (Glrt): ‘Se si taglia per meri motivi di risanamento finanziario si sbaglia bersaglio’.
Lo Stato deve tornare a fare la sua parte a favore dei giovani in formazione. Le rivendicazioni del Sindacato degli studenti e degli apprendisti (Sisa), formalizzate in una petizione lanciata giovedì (vedi ‘laRegione’ di ieri), sembrano far breccia anche tra i movimenti giovanili dei partiti. I pareri che siamo riusciti a raccogliere tendono a convergere. «Il comitato si riunirà soltanto settimana prossima per prendere posizione sulla petizione del Sisa, ma molto probabilmente l’appoggeremo – anticipa Laura Riget per il comitato della Gioventù socialista (Giso) –. Sulla questione dell’aiuto allo studio tra Giso e Sisa c’è sempre stata condivisione. Siamo anche noi coscienti dell’importanza del tema e, come il sindacato, constatiamo questa pericolosa tendenza a diminuire l’aiuto allo studio, creando di fatto una società a due classi». A due velocità, tra chi ha i mezzi finanziari per potersi istruire e chi in mancanza di questi deve rinunciarci. «Con il Sisa ci eravamo opposti alla proposta ventilata in parlamento di trasformare un terzo delle borse di studio a livello di Bachelor in prestiti, come già avviene per il Master. Avevamo minacciato il referendum», che sarebbe stato sostenuto anche dagli altri movimenti giovanili. La proposta era poi stata abbandonata. Le modifiche di legge introdotte negli ultimi anni hanno comunque portato a un risparmio di cinque milioni di franchi circa in questo settore, rileva il Sisa, sostenendo che ai sacrifici chiesti a tutti per riportare i conti dello Stato in pareggio occorre ora essere conseguenti, riponendo la formazione tra le priorità del Cantone e rinunciando semmai agli sgravi a favore degli alti redditi... «Sì, siamo d’accordo con questa analisi – commenta ancora Riget, ricordando che la Giso ha sostenuto attivamente il referendum contro la riforma fiscale, le cui firme saranno consegnate lunedì alla Cancelleria dello Stato –. Soprattutto in un Paese piccolo come la Svizzera, con risorse naturali limitate, è fondamentale che si punti su una formazione di qualità e accessibile a tutti». Tema caro anche ai giovani del Ppd, come ci conferma Enea Monticelli, presidente di Generazione Giovani. «Ne discuteremo nella riunione di comitato questo weekend, ma il tema dell’aiuto allo studio era già in agenda prima del lancio della petizione – annota –. E questo perché lo riteniamo centrale. Già a suo tempo, quando sono state introdotte le modifiche che ora il Sisa contesta, come Generazione Giovani avevamo preso chiara posizione contraria». È dunque probabile che anche il movimento giovanile popolare democratico appoggerà la petizione. «Non voglio sbi- lanciarmi anticipando la discussione del comitato – sottolinea Monticelli –. Convengo comunque con il Sisa sul fatto che, con i conti dello Stato di nuovo in pareggio, non si può non pensare a una politica pubblica ancor più a sostegno dei giovani». Generazione Giovani a dicembre ha promosso una petizione per chiedere sforzi in ambito di disoccupazione giovanile, ad esempio. Quello dell’aiuto allo studio è un altro possibile tema. Del resto, tra gli studenti, «i tagli degli ultimi anni sono stati visti con preoccupazione – conclude Monticelli –. Si tende a tagliare nella formazione, ma bisognerebbe pensarci bene. Perché far quadrare i conti è una cosa, tagliare il futuro ai giovani è un’altra». «Riteniamo che se le borse di studio necessitano un taglio per meri motivi di risanamento finanziario dei conti pubblici allora probabilmente i politici hanno mancato il bersaglio – concorda Alessandro Delorenzi, presidente dei Giovani liberali radicali (Glrt) –. Prima di tagliare sull’aiuto allo studio ci sarebbe una miriade di leggi inutili da cancellare che causano costi burocratici inutili». Il diritto allo studio «è un pilastro del nostro sistema che va salvaguardato». Ciò detto, parlare di “attacco” come fa il Sisa «è forse esagerato, poiché viviamo comunque in Svizzera, un Paese che non abbandona a sé stesso chi è più in difficoltà. Tuttavia dobbiamo rimanere vigili affinché la politica sia vicina, con i fatti, nei confronti dei giovani che più soffrono questo periodo storico ed economico delicato».