Business first, America anche
Trump show a Davos: venite da noi a investire. A Berset: ho reso gli svizzeri ancora più ricchi
Nessun affondo protezionistico nell’atteso discorso, preceduto da un incontro con Alain Berset. Il sindaco di Davos: raggiunto il limite, il Wef diventi più piccolo.
«L’America è aperta alle imprese ed è tornata ancora una volta competitiva»; «Venite in America. Io credo nell’America e la metterò sempre al primo posto. Ma non significa America alone [sola, ndr]». Arrivato tambur battente giovedì a Davos, Donald Trump ha proseguito ieri il suo show al centro dei congressi del Forum economico mondiale (Wef). Nel suo atteso intervento davanti a un parterre non foltissimo (molti erano già partiti) di uomini d’affari, politici e giornalisti, nessun affondo protezionistico. Ma comunque una certa insistenza sulla «integrità del sistema commerciale»: «Gli Stati Uniti non tollereranno più pratiche scorrette nel commercio internazionale», ha affermato il presidente americano, ripartito in serata da Zurigo per Washington a bordo dell’Air Force One. Dal quale ha twittato: “Sto tornando da due giorni molti eccitanti a Davos. Il discorso sul ritorno economico dell’America è stato ben accolto. Molte delle persone che ho incontrato investiranno negli Usa”. Una strizzatina d’occhio ai businessmen, un’altra ai leader politici. A Davos Trump ha giocato su due registri. Anche con il presidente della Confederazione Alain Berset (accompagnato dal ministro dell’Economia Johann Schneider-Ammann e da quello degli Affari esteri Ignazio Cassis), che ha incontrato in tarda mattinata. In un colloquio durato complessivamente 40 minuti, s’è vantato di aver «reso gli svizzeri ancora più ricchi». Gli svizzeri hanno investito così tanto sul mercato americano che la Confederazione ha fortemente approfittato dell’impennata del 50% dei mercati borsistici, ha spiegato. Berset dal canto suo ha ricordato la lunga relazione tra la Svizzera e gli Usa ed espresso il desiderio di approfondirla. È stata «un’eccellente discussione», ha sottolineato il friburghese al termine dell’incontro, nel quale è stato pure affrontato il dossier fiscale. «Auspichiamo di poter voltare pagina e risolvere definitivamente la questione», ha detto il presidente della Confederazione. Sono pure stati evocati grandi dossier internazionali quali l’Iran e la Corea del Nord. Berset ha ricordato il ruolo importante della Ginevra internazionale per sostenere la pace nel mondo. Quanto questo possa aver destato l’interesse di Donald Trump non è dato sapere. Si sa però (lo ha precisato ancora Berset) che il presidente americano è rimasto incuriosito dalla relazione intrattenuta tra la Svizzera e l’Unione europea. Le autorità grigionesi hanno stilato un bilancio positivo della 48esima edizione del Wef, conclusasi ieri. Nessun inciden-
te di rilievo è da segnalare e la manifestazione si è svolta pacificamente. Unico neo: il traffico perturbato dalla grande quantità di neve. Tutte le misure adottate hanno avuto effetto, indica il governo grigionese in una nota diffusa in serata. Anche
la collaborazione con i servizi segreti statunitensi si è svolta senza problemi. Secondo il governo di Coira, l’evento rafforza la reputazione della Svizzera come luogo sicuro e pacifico di dialogo e scambio di opinioni. Assai più critico il sindaco di Davos, Tarzisius Caviezel, secondo il quale il Wef «ha raggiunto i suoi limiti». A suo parere l’evento non può continuare a crescere ma deve diventare «tendenzialmente più piccolo».