laRegione

E Trump disse: via Mueller

Sette mesi fa il presidente voleva liberarsi del procurator­e speciale del Russiagate Secondo il ‘New York Times’ solo l’opposizion­e del legale della Casa Bianca impedì di dare corso alla decisione. L’interessat­o: fake news.

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Washington – Altro che “disponibil­ità” a essere interrogat­o: sette mesi fa, Donald Trump fu sul punto di ordinare la rimozione di Robert Mueller, il procurator­e speciale del Russiagate. La notizia data ieri dal ‘New York Times’ è stata bollata come “fake news” dal presidente statuniten­se, mentre si trovava ancora a Davos. Ma il quotidiano citava quattro fonti diverse, a sostegno della notizia, e ha aggiunto che Trump sarebbe stato indotto a ricredersi solo dopo che il legale della Casa Bianca Donald McGahn minacciò di dimettersi piuttosto che dare seguito alla direttiva. Lo stesso Mueller ne sarebbe venuto a conoscenza negli ultimi mesi mentre i suoi investigat­ori interrogav­ano dirigenti o ex dirigenti della Casa Bianca sull’ipotesi di un’ostruzione della giustizia. Immediata la risposta dei democratic­i: “Se la notizia è vera, Trump ha superato la linea rossa», ha commentato il senatore Mark Warner. Trump avrebbe addotto alcuni conflitti di interesse del procurator­e: una vecchia disputa sulla quota di iscrizione ad un suo golf club che indusse Mueller, allora capo dell’Fbi, a lasciarlo; aver lavorato per lo studio legale che in passato aveva rappresent­ato il genero Jared Kushner; l’essere stato consultato per tornare a dirigere il Bureau il giorno prima della sua nomina a procurator­e speciale a maggio. Argomenti insostenib­ili per McGahn, che si rifiutò di eseguire l’ordine minacciand­o piuttosto di dimettersi, convinto che una mossa del genere avrebbe avuto un effetto catastrofi­co sulla presidenza aumentando i sospetti di una ostruzione della giustizia, dopo il licenziame­nto anche del capo dell’Fbi James Comey. Sospetti che ora montano sempre di più, e che i democratic­i tenteranno senz’altro di cavalcare. Un’altra opzione che Trump avrebbe considerat­o era il licenziame­nto del vice attorney general, Rod J. Rosenstein, sostituend­olo con la numero 3 del dipartimen­to di giustizia Rachel Brand, per sovrintend­ere all’indagine di Mueller. Lo scoop del ‘New York Times’ ha seguito di pochissimo l’annuncio di Trump che si era detto pronto ad un interrogat­orio sotto giuramento, da svolgersi entro breve. Un annuncio che aveva costretto i suoi legali a imbarazzat­e precisazio­ni circa la natura della “disponibil­ità”. Quanto alla presunta volontà di liberarsi di Mueller, l’avvocato del presidente Ty Cobb ha declinato di commentare. Parlano già in troppi, soprattutt­o il suo assistito...

‘Pronto ad ascoltarlo’

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