Hillary Clinton coprì l’abuso
New York – Hillary Clinton nel 2008 coprì un alto responsabile del suo staff elettorale, accusato di molestie sessuali, nonostante che il manager della campagna le avesse raccomandato di licenziarlo. Sono almeno otto funzionari che allora collaboravano con la candidata democratica ad averlo raccontato al ‘New York Times’. Se confermata, la notizia non potrebbe che mettere in grave imbarazzo l’ex candidata alla Casa Bianca e fonte di ispirazione per una parte, almeno, del movimento #MeToo contro le violenze e gli abusi sessuali. “Spero che qualcuno sfonderà presto questo soffitto di cristallo”, aveva detto Clinton la notte della sua ultima sconfitta, nel novembre 2016, concedendo la vittoria proprio a quel Donald Trump accusato di molestie e di sessismo. Ora dovrà difendersi da un’accusa pesantissima e infamante, per una vicenda che risale al suo primo tentativo di correre per la presidenza, quando fu battuta nelle primarie da Barack Obama. A denunciare “ripetute molestie” era stata una trentenne che lavorava per la campagna della Clinton e che accusò il suo diretto superiore Burns Strider, consigliere per le questioni religiose. Responsabile dell’American Values Network, una lobby cristiano-progressista, Strider ogni mattina inviava a Clinton brani della Bibbia da leggere. Mentre la sua sottoposta lo accusava di averla più volte “massaggiata in maniera impropria”, di averla baciata in fronte contro la sua volontà, e di averle inviato email con chiari riferimenti a sfondo sessuale. Il caso fu subito sottoposto alla responsabile della campagna elettorale Patti Solis Doyle, che dopo essersi confrontata con gli altri membri dello staff consigliò alla candidata di licenziare Strider. Clinton si rifiutò tuttavia di cacciare il suo consigliere, decidendo soltanto di cambiargli incarico e di trattenergli alcune settimane di paga. Anche la donna che aveva denunciato le molestie fu destinata ad altro impiego.