Politica sotto l’attacco dei ‘click’
Il fenomeno delle petizioni attraverso ‘change.org’ prende piede anche a livello locale Dalla maxi rotonda sul Cassarate, all’Eden di Paradiso (oltre 3’000 firme), al tramtreno: la fronda corre sul web. Con quali risultati?
I banchetti all’angolo della piazza, con i cartelli, i formulari e gli attivisti a reclamare l’attenzione dei passanti, non sono spariti. Per iniziative popolari e referendum la firma a mano resta necessaria. Però dal computer o dal telefonino si moltiplicano le richieste di sostegno a petizioni on line. Il fenomeno, in principio riservato ai grandi temi del pianeta, è ora dilagante anche a livello locale. A tenere banco è il sito americano ‘change.org’ dove in questo momento sono attive almeno quattro petizioni riguardanti il solo Luganese: c’è quella che contesta il progetto di maxi-rotonda sul Cassarate, un’altra se la prende con il progetto di tram-treno nella Valle del Vedeggio (o meglio chiede il suo prolungamento), ce n’è una a sostegno del Polo sportivo di Cornaredo e, ‘last but not least’, una petizione si oppone alla domanda di costruzione per il nuovo albergo Eden a Paradiso, definito un ‘ecomostro’ in riva al lago. Ma quale impatto hanno, nel mondo reale, le petizioni 2.0? Lo abbiamo chiesto a Oscar Mazzoleni, politologo e professore all’Università di Losanna. «La democrazia diretta ha come precursore proprio le petizioni, che storicamente nascono prima dei referendum, nel Medioevo. Change.org, come anche Facebook sono aziende che hanno colto una opportunità in sistemi dove la protesta, le rivendicazioni, le voci che arrivano dai cittadini hanno la potenzialità del web a disposizione».
Ha impatto se travalica: servono multimedialità e leader di opinione sul terreno
«Credo sempre che l’impatto sia commisurato alla capacità multimediale – spiega Mazzoleni – Fin quando la petizione resta su change.org ha un impatto relativo, ma quando riesce a sfondare sui media tradizionali inizia ad acquisire una forza d’urto. E poi c’è un secondo elemento chiave, ovvero se il tema sollevato viene poi in qualche modo incarnato, cavalcato da dei leader di opinione che vivono nel contesto. Persone che si fanno portavoce dentro il Consiglio comunale, in piazza, portando avanti il discorso. Insomma la petizione online è efficace se ‘travalica’». Ma le autorità, come recepiscono queste petizioni? Per quanto riguarda il Consiglio di Stato, a regolare la questione c’è un articolo costituzionale che richiama il diritto delle petizioni di ottenere risposta in tempo ragionevole. «Nella sua ultima sessione il Gran Consiglio ha evaso proprio una petizione» ci risponde Francesco Catenazzi, responsabile dei servizi giuridici del Consiglio di Sta-
to, che però ricorda come per iniziative e referendum resti obbligatoria la firma a mano. «È stata ventilata la soluzione di introdurre le firme elettroniche ma al momento non è possibile». Il sindaco di Paradiso Ettore Vismara, ‘colpito’ dalle oltre tremila firme contro l’Eden, sull’argomento è ‘tranchant’. «Anche se la
petizione raccogliesse 30mila firme non cambierebbe niente: sono le petizioni più stupide, non so nemmeno se devo perdere tempo a rispondere. Questi per me sono gli effetti negativi dei social: tutti si attaccano al carro e non riesci nemmeno a capire se la petizione rappresenta un pensiero veramente sentito. Leggendo i commenti ho capito che c’è gente che non ha nemmeno... capito che la passerella sarebbe davanti all’Eden. Sono convinto che le autorità cantonali siano molto più sensibili riguardo alle questioni del lago Ceresio rispetto al 99% delle persone che hanno firmato».